Camusso: “Accettiamo i piani europei ma non paghino solo i lavoratori”

by Editore | 28 Maggio 2012 4:09

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BRESCIA – Arriva dalla Camera del Lavoro di Brescia, che ieri festeggiava i suoi 120 anni, dalle parole del segretario della Cgil, l’ultima bocciatura per il governo di Mario Monti. Durissima, Susanna Camusso ha denunciato la mancanza di una politica per lo sviluppo: «Vogliamo fare politica – ha detto – o limitarci a tradurre le lettere che arrivano da Bruxelles?». In questo momento difficile, secondo il leader della Cgil, «dobbiamo stare allo schema che ci ha imposto l’Europa e certo questo governo lo sta facendo con più dignità  del precedente, ma dietro traspare l’idea che il prezzo lo debba pagare una parte soltanto della società ». «Il presidente del Consiglio – ha aggiunto – lo chiama rigore, io lo chiamo peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori il che determina recessione e peggioramento dell’economia».
In un Teatro Grande affollato, il segretario del più grande sindacato italiano, ha elencato le sue priorità . E se per il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi, bisogna agire sulla riforma della pubblica amministrazione e quindi sulla riduzione delle tasse, per la Cgil intervenire sul fisco è il primo intervento da compiere: «Bisogna costruire una posizione positiva per il lavoro, che paga un prezzo intollerabile sul piano della pressione fiscale. Serve poi pianificare un’equa politica fiscale che parta dalla patrimoniale sui grandi redditi per trovare risorse che servano a creare occupazione». La ricetta è semplice: «Creare lavoro, come si è fatto durante le altre grandi crisi». Ma anche inascoltata: «Il vero sforzo che bisogna fare è investire nella produzione e non continuare ad immaginarsi che sia la finanza l’orizzonte dei profitti».
Accolta lungo viale Zanardelli da un gruppo di esodati, Camusso ha messo sul piatto l’altra pressante richiesta del sindacato: «Anche qui – ha detto – mi hanno chiesto quello che mi chiedono tutti gli esodati d’Italia: di dar loro una risposta. Perché non era mai successo nella storia del Paese che una riforma non prevedesse clausole di salvaguardia per le persone che avevano già  firmato degli accordi». «Il governo – ha concluso – deve fare una cosa semplice: garantire a tutti i lavoratori che hanno firmato accordi individuali o collettivi o avevano iniziato pratiche di ricongiunzione dei contributi, di mantenere le condizioni che avevano a quella data. Altre soluzioni non esistono».
Se le sole regole della riforma Fornero – che da martedì tornerà  all’esame del Senato – «non determineranno nemmeno un posto di lavoro in più», all’orizzonte c’è anche il concreto pericolo che le più penalizzate siano ancora una volta le donne: «Dicendo che il welfare è solo un costo – ha concluso Camusso – si stanno gettando le basi per far tornare a casa le donne». E pazienza se le stime di crescita del Pil vanno a braccetto con quelle dell’aumento dell’occupazione femminile.

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