Buffon: «Vergogna per i blitz annunciati»

by Editore | 31 Maggio 2012 14:20

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A Cremona ieri è stato il giorno degli interrogatori di Omar Milanetto e Stefano Mauri, i calciatori di Padova e Lazio arrestati lunedì e ritenuti dagli inquirenti figure centrali nell’organizzare le combine sui cui scommettevano zingari, ungheresi, mafia di Singapore e gli stessi giocatori. Milanetto e Mauri hanno risposto al pm senza fare ammissioni e dichiarando la loro estraneità , per ora restano in carcere. A prendersi la scena il giorno dopo la provocazione di Mario Monti («fermiamo il calcio») è stato allora Gigi Buffon che a Coverciano ha tenuto una conferenza stampa al pepe verde. Ieri tutti i giornali riportavano la notizia della possibile convocazione del capitano azzurro da parte dei magistrati di Cremona. Motivo, quelle imbarazzanti dichirazioni rilasciate a Sky pochi giorni fa per provare a difendere il suo allenatore Antonio Conte. Che aveva detto Buffon? Che in fondo non c’è niente di male se a fine stagione due squadre si accordano per un pari che fa comodo a entrambe, chi conosce il calcio lo sa, meglio due feriti che un morto. Peccato che il marcio scoperchiato dallo scandalo delle scommesse sia molto più e molto peggio di un punto per uno non fa male a nessuno. E che al Siena di Conte i pm contestino non una ma 8 combine con l’aggravante che ad avallare il tutto ci fossero appunto tecnico e dirigenti. Dalla Procura di Cremona era filtrato stupore per queste affermazioni e qualcuno aveva ipotizzato una convocazione per Buffon.
Così in mattinata il portiere della Juve si presenta davanti alla stampa per dare le sue spiegazioni ufficiali. E se nell’intervista incriminata Buffon quasi balbettava dall’imbarazzo, questa volta è sicuro e arrabbiato. Con giudici e giornalisti. Giornalisti soprattutto. «Se è vero che gli inquirenti vogliono parlarmi dovete dirmelo voi che tanto sapete tutto sempre prima degli interessati. Ho piena fiducia che un pm possa fare realmente giustizia ma non c’è niente di peggio che speculare sulla vita delle persone». Quello di Buffon diventa presto un vero atto d’accusa, da parte di un sincero democratico. Oibò. «Non dico tutto quel che ho nel cuore ma ho avuto la conferma che chi non ha scheletri nell’armadio non può dire quel che pensa. La democrazia è libertà  di espressione, accetto le critiche e mi prendo le responsabilità . Mi avvertite voi quando è il momento opportuno per esser liberi di parlare? Su certi argomenti delicati, non lo è mai. Quel che non sopporto è aver subito paternali da chi conosce il calcio da millenni. Il mondo non è ipocrita, buonista, moralista: va come va, cioè male. Nel caos non si distingue tra comportamenti antisportivi e comportamenti truffaldini di chi ha alle spalle associazioni criminali».
A quel punto Buffon non lo ferma più nessuno. Il bersaglio grosso diventa la spettacolarizzazione dell’inchiesta sul calcioscommesse. «Non auguro a nessuno di esser svegliato all’alba, come Criscito. Le telecamere lunedì erano a Coverciano alle 6. In Italia si sa tutto subito, si sa cosa è stato detto in un interrogatorio dopo pochi minuti. E le notizie di certi blitz vi arrivano mesi prima. Questa è la vergogna. Criscito tiene all’Europeo ma ancor prima all’immagine della sua vita, quindi si difenderà . In questo caos, però, avete bisogno della gogna. E con una Regione che è quasi sparita, sembra che il problema dell’Italia sia il calcio…». Qui qualcuno coglie un riferimento alla provocazione di Monti ma almeno col premier Buffon si mostra più comprensivo. «Monti è una persona capace e di buon senso ma come ha detto Abete fermarsi non servirebbe. Se si fermasse il campionato, l’85% dei calciatori onesti resterebbe a spasso, mica sono tutti miliardari». L’ultima parola è sugli Europei ma anche qui Buffon ha un sassolino nella scarpa. «In tutto questo, in nazionale non ci sentiamo assediati, vittime o in trincea. Vogliamo andare all’Europeo per vincere. Ma se succederà , vi prego, non dite che le polemiche fanno bene».
Nel pomeriggio il pm di Cremona Roberto Di Martino ha poi fatto sapere con una punta di ironia che non ha intenzione di convocare il capitano furioso. «Se Buffon è a conoscenza di fatti o, come dice lui, di morti o feriti prenda l’iniziativa e venga a dirmi quello che sa. Diversamente io non vedo motivo per convocarlo nel mio ufficio». Per poi aggiungere che non vi è nulla di strano nella perquisizione della polizia giudiziaria a Coverciano, «era già  capitato in passato. Abbiamo voluto prima far finire i campionati di serie A e B per non turbarli. Abbiamo agito ora anche perché è difficile trovare il momento giusto per fare certe cose visto come è convulsa l’attività  calcistica». Chiusura da vero appassionato, nonostante le frecciate di Buffon. «Vedrò tutte le partite della Nazionale e farò il tifo per gli azzurri perché l’inchiesta in corso e la passione calcistica sono due cose separate. Anzi ci resterò male se la nazionale non porterà  a casa risultati apprezzabili».

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