Bpm, prestiti a potenti e malavita arresti domiciliari per Ponzellini
MILANO – Una banca che si piegava a ogni richiesta del potente di turno. Elargiva fondi, finanziamenti anche senza alcun requisito o titolo, garantiva fidejussioni a uomini in odore di malavita. Sarebbe stato questo il modo in cui la Banca popolare di Milano è stata gestita da Massimo Ponzellini durante la sua presidenza (dal 2009 al 2011 e attualmente numero uno di Impregilo). Da ieri, l’ex banchiere bolognese negli ultimi anni molto vicino alla Lega, si trova agli arresti domiciliari con una valanga di accuse. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno infatti eseguito un’ordinanza firmata dal gip Cristina Di Censo su richiesta dei pm di Milano, Mauro Clerici e Roberto Pellicano, in cui contestano all’ex numero uno di Bpm l’associazione a delinquere, il riciclaggio, la corruzione e il divieto per gli esponenti bancari di contrarre obbligazioni. Stesso provvedimento per il suo braccio destro, Antonio Cannalire, definito dal gip «un soggetto in stretti rapporti con Ponzellini, su cui esercitava una forte influenza e con cui avrebbe curato pratiche di finanziamento chiaramente anomale con personaggi di rilievo istituzionale».
Latitante, invece, un terzo indagato, Francesco Corallo, titolare di quella società di macchine del gioco d’azzardo, Atlantis. L’indagine nasce proprio da una segnalazione di Banca d’Italia, su un finanziamento che Bpm avrebbe elargito (148 milioni di euro), alla società di Corallo. Peccato però che Atlantis non avrebbe avuto le carte in regola per ottenere quel finanziamento: troppo opachi i bilanci, inspiegabili i beneficiari degli utili all’estero. Corallo, residente ufficialmente fuori Italia, è figlio di quel Gaetano, condannato per reati di criminalità organizzata (7 anni), e, secondo le indagini legato al clan di Nitto Santapaola. Il manager delle slot machine, in cambio dell’occhio di riguardo, avrebbe versato a Ponzellini un milione di euro e avrebbe promesso il versamento di altri 3,5 milioni di sterline inglesi in tre anni (100mila al mese). Almeno questo risulta da un documento scritto ritrovato dagli investigatori nello studio di un commercialista.
Elementi decisivi quelli raccolti dalla procura di Milano per chiedere le misure scattate ieri all’alba. La procura avrebbe voluto arrestare anche l’esponente del Pdl, Marco Milanese, ex braccio destro del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. il gip, però, ha respinto la richiesta. A Milanese, la procura contesta di aver ricevuto «utilità » da Corallo in cambio di una proposta di legge parlamentare sul gioco d’azzardo e favorevole all’Atlantis. Tra gli indagati figurano anche Enzo Chiesa, ex direttore generale della Bpm, e il commercialista bolognese Guido Rubbi, accusato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio.
Nel provvedimento restrittivo eseguito ieri, spuntano molte intercettazioni in cui si parla dei presunti finanziamenti sollecitati ai vertici di Bpm da politici come Ignazio La Russa, l’ex ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, del senatore Marcello Dell’Utri per il figlio Marco, per finire al fratello dell’ex premier, Paolo Berlusconi.
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