Bpm, 300 milioni di finanziamenti sospetti

by Editore | 31 Maggio 2012 6:43

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MILANO –  È l’ora degli interrogatori. Il primo a doversi presentare davanti al Gip di Milano Cristina Di Censo sarà  Massimo Ponzellini, per spiegare alcuni finanziamenti sospetti concessi mentre era presidente della Bpm e le presunte mazzette da 5,7 milioni di euro. Dopo di lui toccherà  al suo braccio destro, Antonio Cannalire, convocato per lunedì. Resta invece all’estero, Francesco Corallo, titolare di Atlantis, la società  del gioco d’azzardo, finita nell’elenco dei clienti privilegiati della banca. 
E sulla pericolosità  di Corallo sono tornati i pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici, nella richiesta d’arresto. In particolare hanno ricostruito l’episodio del computer di Corallo, che l’onorevole del Pdl Amedeo Laboccetta ha sottratto durante la perquisizione del Nucleo tributario della guardia di finanza a casa dell’inquisito. Laboccetta, anche in virtù della sua carica di parlamentare, era riuscito, dichiarandone la proprietà , a togliere il computer dalle mani dei finanzieri. Prima di riconsegnarlo agli inquirenti, costretto dalla giunta per l’Autorizzazione a procedere della Camera dei Deputati, Laboccetta ha provveduto a ripulire il pc grazie a un apposito programma chiamato “Cleaner” e a rinominarlo. «Il pc è stato prima manipolato con la cancellazione dei dati, quindi rinominato (da Pc Francesco a Pc XVI) al fine di occultare la effettiva proprietà  del pc in capo a Francesco Corallo e, ovviamente, i contenuti pregressi dello strumento».
Il quadro che emerge dall’inchiesta dei pm di Milano sulla Bpm è in effetti molto inquietante. Il presidente Ponzellini insieme al suo braccio destro (con contratto di consulenza) e con la sponda del dg Enzo Chiesa, aveva creato una struttura parallela interna con l’obbiettivo di erogare prestiti a “soggetti a vario titolo privilegiati” (il totale sfiora i 300 milioni). Il meccanismo, però, rischia di interrompersi quando nell’autunno 2011 la Sator di Matteo Arpe si propone di investire 200 milioni nella banca per assumerne il controllo e la gestione, in netto contrasto con le strutture che avevano comandato fino a quel momento. Per impedire questo evento di rottura, le organizzazioni sindacali interne degli Amici della Bpm insieme a Ponzellini e a Mediobanca facilitarono la discesa in campo di Andrea Bonomi. Il cui slogan sibillino fu “discontinuità  nella continuità “. A confermare il clima di grande scontro all’interno della banca vi sono diverse conversazioni agli atti dell’inchiesta. In una di queste Cannalire e Sergio Girgenti (sindacalista Fiba Cisl) commentano: «Gli ultimi otto mesi possono essere di guerra o di pace .. se andiamo via noi può andare via qualcun altro … se rompono (Cannalire) sarà  il primo a tirare fuori gli scheletri dall’armadio». In un’altra conversazione tra Cannalire e Daniele Ginese (sindacalista Cisl) il primo riferisce di aver minacciato Girgenti e Gallo (sindacalista Cisl): «Potrebbero essere sei mesi di terrore, non meravigliatevi se in banca prossimamente viene licenziato qualcuno per cose non chiare appartenenti alla loro sigla». Infine anche Daniela Santanchè definisce una vittoria l’assemblea che ha nominato il consiglio di sorveglianza di Bpm targato Amici e Bonomi, ma è preoccupata per la possibile uscita di Chiesa. Tuttavia è sempre Cannalire a rassicurare un altro interlocutore: «Io resto con Enzo e quindi riprendiamo i nostri discorsi». Poi Bonomi, su pressione della Banca d’Italia, sarà  costretto a far fuori sia Chiesa che Cannalire.

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