Bondi mani di forbice, il commissario tecnico
ROMA Tre nuove nomine nel giorno dei risparmi. La più importante è quella di Enrico Bondi, tecnico tra i tecnici, anni 78, l’uomo che ha risanato Parmalat dopo il crack e prima di lasciarla conquistare dai francesi di Lactalis. «È una personalità ben conosciuta», ha detto Mario Monti presentandolo in conferenza stampa, con tanto di curriculum accluso. Bondi sarà «commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa per beni e servizi». La sua nomina arriverà per decreto, dopo aver acquisito il parere favorevole del capo dello stato. «Sono particolarmente grato al dottore per aver accettato questo pesante incarico», ha detto Monti. Che ha descritto Bondi come «la persona più rispettata e nota in Italia per la sua inflessibile attività di ristrutturatore, tagliatore di costi e riorganizzatore».
Il super commissario, una fama da «risanatore» costruita principalmente sugli incarichi in Montedison (è laureato in chimica) per mandato di Enrico Cuccia e più recentemente in Parmalat (negli ultimi mesi si è anche occupato del crack dell’ospedale San Raffaele), è chiamato a mantenere fede al suo soprannome: «L’uomo con la scure». Mandato amplissimo, della durata di un anno: dovrà «coordinare l’attività di approvvigionamento di beni e servizi di tutta la pubblica amministrazione, inclusi enti locali e regioni».
Monti lo ha portato con sé in conferenza stampa, facendolo accomodare alla sua destra. Fedele alla sua immagine, Bondi ha detto solo poche parole: «Ho avuto una grandissima fiducia, gli strumenti non mancano e cercherò di essere incisivo. Sono stato cooptato in una struttura vincente per il risanamento del paese».
Secondo le stime di Giarda, la quantità di spesa pubblica «rivedibile» è altissima: circa trecento miliardi di euro. Ma questo nel medio periodo, molto più bassa la cifra «aggredibile» immediatamente, circa 80 miliardi. Per il 2012 il governo intende risparmiare solo 4,2 miliardi, in 7 mesi. «Non riusciremo a fare di più solo per mancanza di tempo», ha detto Monti in conferenza stampa. E ha aggiunto che la tassa al momento più impopolare, l’Imu, era stata concepita dal precedente governo. Rilanciando il problema nel campo dei partiti: «Se qualcuno ha idee più complete di tassazione patrimoniale il governo è pronto a considerarle». Inutile dire che Pd e Pdl sul tema sono agli antipodi. Non solo: Monti ha avvertito che i risparmi previsti con la spending review potrebbero non bastare a scongiurare l’aumento del 2% dell’Iva previsto a ottobre.
Ma mentre il governo era chiuso in un lunghissimo consiglio dei ministri (5 ore), i vari leader di partito dall’esterno mandavano segnali di inquietudine. Bersani avvertiva che ulteriori tagli alla scuola e allo stato sociale non sarebbero stati possibili, suggerendo un intervento sulla difesa; il Pdl rispondeva facendo muro sui risparmi nel settore della sicurezza.
Ma il premier verso la sua maggioranza ha deciso di giocare all’attacco. Accanto ai sacrifici della pubblica amministrazione, ha detto, saranno studiati risparmi anche nel finanziamento ai partiti. A sorpresa Giuliano Amato, mancato ministro di questo governo, ha ricevuto l’incarico di fare il punto sulle forme di finanziamento «dirette e indirette» a partiti e sindacati. Una mossa che Monti ha evitato di anticipare ai leader della maggioranza, che invece rivendicano la competenza del parlamento in materia. Infine terzo incarico (gratuito, assicurano) al professore bocconiano Francesco Giavazzi, spesso polemico con il governo nei suoi interventi sul Corsera: studierà la giungla dei contributi alle imprese. Per tagliare anche lì.
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