Beffò i nazisti, ora sfida la Merkel Il ritorno dell’eroe dell’Acropoli
ATENE — Manolis Glezos sarebbe dovuto morire due volte, condannato alla fucilazione dalla giunta dei colonnelli, e forse tre se quella notte del 1941 i nazisti gli avessero sparato. Assieme a un amico si era arrampicato sulle pietre dell’Acropoli ed era riuscito a strappare la bandiera con la svastica dalla cima del Partenone. Il primo atto di sfida all’occupazione non è stato l’ultimo dell’uomo che simboleggia la resistenza dei greci.
A 89 anni, i baffoni bianchi del pirata che non vuole andare in pensione, si azzuffa con gli avversari politici e la polizia antisommossa: tre mesi fa con il compositore Mikis Theodorakis, anche lui vicino ai novanta, è finito all’ospedale mezzo soffocato dai lacrimogeni durante una manifestazione davanti al parlamento. Prima di scendere in strada per protestare, ancora oggi si rivolge ai compagni caduti. Il nuovo nemico sono la Troika (l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale) e le misure di austerità imposte al Paese. «Dopo la guerra — commenta — la Grecia ha conquistato la libertà , non l’indipendenza. Le potenze straniere stanno decidendo tutto per noi».
Giovedì sera è stato Glezos ad aprire il comizio di Syriza, il partito che i sondaggi danno terzo alle elezioni di domani. E’ stato lui ad accompagnare sul palco il leader Alexis Tsipras, il più giovane tra i politici greci, nato nel luglio del 1974, quattro giorni dopo la caduta della dittatura militare. Le bandiere rosse, i pugni chiusi e le falci/martello, le canzoni di Patti Smith e Bella ciao: il raduno di Atene ricorda una delle assemblee studentesche che Tsipras guidava all’università , dove ha studiato ingegneria. La coreografia punk rock vuole attrarre i giovani, dei quasi dieci milioni di possibili elettori sono quelli pronti a scegliere l’astensione.
Un gigante indossa la maglietta con la scritta Eat the rich ed è così grosso che sembra essersi mangiato un intero consiglio d’amministrazione. L’Europa e i banchieri sono i bersagli, Angela Merkel il «despota» da contestare. «La Germania è in debito con noi. Se oggi i tedeschi possono vivere in un Paese democratico — dice Glezos all’agenzia Reuters — è anche grazie alla nostra lotta. Frau Merkel ci vuole punire per aver fermato i piani di Adolf Hitler? Voglio ricordare che quando l’Italia ci attaccò, siamo stati noi a distruggere il mito dell’Asse imbattile». Il partigiano ripete sempre che la Grecia è l’unica nazione europea a non aver ricevuto i risarcimenti per l’invasione durante la Seconda guerra mondiale. «Berlino non ci ha restituito le antichità rubate o l’argento portato via. Se teniamo conto del prestito d’occupazione, ci devono dare 162 miliardi di euro più gli interessi».
Che i compatrioti possano votare per un partito neonazista come Alba d’oro lo indigna. Il simbolo del movimento è il meandro, un richiamo alla Grecia classica molto simile alle linee della svastica. L’estrema destra xenofoba dovrebbe superare la soglia del 3 per cento ed entrare per la prima volta in parlamento. I militanti, dalla testa rasata e aggressivi come i pitt bull che portano disegnati sulle magliette, predicano l’espulsione degli stranieri: gli immigrati illegali sono stati l’altro tema della campagna elettorale assieme all’austerità euro-imposta. Con Glezos condividono l’avversione per Bruxelles e spingono per l’uscita dal trattato di Schengen (vogliono minare le frontiere).
I socialisti del Pasok e Nuova Democrazia (centrodestra) da quarant’anni governano il Paese in un’alternanza quasi dinastica. Se nessuno dei due dovesse riuscire a formare il governo, puniti dagli elettori per i tagli e le scelte economiche, Alexis Tsipras potrebbe tentare di riunire attorno a Syriza i gruppi dell’estrema sinistra, frammentati da sempre. Con il sorriso sfrontato da Antonio Banderas, offre accordi ai comunisti (hanno già detto di no) e minaccia di non rispettare il Memorandum, l’accordo sul debito da ripagare, firmato con la Troika. Non parla di uscita dall’euro, ma proclama: «I sacrifici affrontati dai greci non sono per l’euro. Stiamo soffrendo per gli oligarchi, i plutocrati, il grande capitale. Stiamo diventando un protettorato, una colonia».
Tifoso del Panathinaikos, i collaboratori lo definiscono «un perfezionista» e il governo lo accusa di incitare alla violenza. Lo slogan della campagna («Loro hanno deciso senza di noi, adesso andiamo avanti senza di loro») potrebbe trasformarsi nel 13 per cento dei voti, più di trenta deputati. E’ convinto che la Grecia possa farcela senza i 130 miliardi di aiuti («bisogna combattere l’evasione fiscale») e vuole imbarcare i delusi dal partito socialista. Dal palco rievoca gli eroi della resistenza come Glezos: «Il popolo greco non ha mai chinato la testa davanti ai nemici, non la abbasserà adesso davanti alla Troika».
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