Befera: attaccati 270 volte Soffro per questi suicidi
GENOVA — Tesissimo, si è asciugato la fronte con un fazzoletto bianco, poi si è alzato e ha abbandonato la conferenza stampa nella sede della Regione Liguria. Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle entrate e presidente di Equitalia, incalzato dai giornalisti, in particolare quelli dell’«Ultima parola», il talk-show di Raidue condotto da Gianluigi Paragone, sulla serie di suicidi legati ai debiti col fisco e alla crisi, ha sussurrato: «Quello che succede mi dispiace da morire» e se n’è andato, visibilmente scosso. Chi gli era vicino ha usato la parola «sconvolto».
Befera doveva presentare con il governatore Claudio Burlando alcune iniziative per «alleggerire» la situazione dei piccoli imprenditori, commercianti e artigiani che non riescono a far fronte alle richieste del fisco. Oltre all’apertura di «sportelli amici» e a un fondo di garanzia per le imprese, è in definizione un accordo affinché le banche anticipino i pagamenti dovuti dalle Asl alle imprese grazie alla certificazione del credito della Regione. Ma tutto è passato in secondo piano. Quella sui suicidi è stata la prima domanda dei giornalisti: «E lei come si sente?». «È una domanda molto dura — si è difeso Befera — che mi mette in difficoltà dal punto di vista umano, io non posso rispondere». Ma alla fine è stato costretto: «Per me è una continua sofferenza. Ma noi applichiamo le leggi votate dal Parlamento. Volete dire che siamo cattivi? Non lo siamo: cerchiamo di agire con ogni prudenza e attenzione. Ma ormai in Italia quando si invia a una persona una cartella di pagamento perché non ha pagato le imposte questo atto viene vissuto come una vessazione».
Befera ha detto che l’Italia è in una situazione diversa da tutti gli altri Paesi, ricordando gli assalti di cui sono vittima Equitalia e Agenzia delle entrate: «Abbiamo subito dal luglio dello scorso anno 270 atti di intimidazione e vandalismi, hanno tentato di uccidere il direttore generale, una persona armata di pistola è entrata nei nostri uffici. È una situazione drammatica». Ieri mattina, poche ore prima dell’arrivo di Befera, la sede di Equitalia di Genova era stata evacuata per l’ennesimo allarme bomba (falso). Contemporaneamente a Imperia davanti agli uffici dei riscossori sono stati impiccati dei manichini.
«La crisi è pesante — ha detto Befera — ma non soltanto per la pressione fiscale. Bisogna affrontare prima la crisi e anche la questione fiscale si ridimensionerà . Sul piano sociale ci sono bruttissimi segnali, come il ferimento del dirigente dell’Ansaldo qui a Genova. Un episodio peggiore di quello toccato a noi a Bergamo perché quello era il caso di una persona isolata».
Dobbiamo rimboccarci tutti le maniche, ha continuato il capo dell’Agenzia delle entrate, per affrontare questo momento, ma spetta al Parlamento cambiare le regole: «Noi abbiamo proposto la compensazione dei crediti commerciali e dei crediti di imposta, la legge è stata approvata due anni fa ma giace inattuata. Applichiamo la legge, chi non lo facesse dovrebbe rispondere di danno erariale». Ma cosa dire agli operai della Fiat che a Palermo hanno occupato gli uffici dell’Agenzia delle entrate, ai disoccupati, a chi non ce la fa più e si uccide? «Credete che io viva in una torre, isolato dal mondo?» si è infervorato Befera. «Ho ben presente tutto ciò e ne soffro». Ma ha anche sollevato un dubbio: «Mi chiedo se questi episodi di disperazione non succedessero anche prima, qualche anno fa, e non venissero registrati con questo rilievo dalla stampa».
Intanto ieri un altro imprenditore si è tolto la vita. Era titolare di una ditta di autotrasporti di Marostica, aveva 77 anni. Si è impiccato al cassone del suo camion. L’ultimo che gli era rimasto.
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