Atene, tedeschi alla larga così crolla il turismo

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ATENE – L’Aelos Kenteris 2, fiore all’occhiello della flotta Nel Lines, ha levato le ancore dal molo del Pireo (direzione Syros) ancora mezzo vuoto. Corfù è un deserto: dieci hotel di lusso nel lungo ponte di Pasqua non hanno nemmeno aperto. Non succedeva da anni. Atene? Un disastro. «Dal 6 maggio, il giorno del voto, le prenotazioni sono crollate del 50%», dicono all’associazione degli albergatori. La Grecia lotta con i denti per rimanere aggrappata all’euro. Lo spettro del ritorno della dracma, però, ha già  fatto una vittima illustre: l’industria del turismo ellenica.
«Io mi mangio le dita», dice Janet Simon, 42enne americana ferma con bermuda rosa sotto una sottile pioggerellina in attesa del resto della comitiva della Windstar Cruises per iniziare la visita al Partenone. Lei a gennaio ha pagato 1.200 dollari per 12 giorni di crociera tra le isole elleniche. «Due mesi dopo, per la crisi politica, il prezzo era già  sceso del 20%. E se avessi aspettato l’uscita della Grecia dall’euro, l’avrei pagato la metà !». Non è l’unica a fare questi calcoli. Le acque dell’Egeo sono sempre le stesse, di un blu-azzurro da sogno. Il sole ha fatto la sua parte, regalando al paese un assaggio d’estate. Ma i telefoni delle agenzie, delle linee navali e delle compagnie aeree, non squillano più. «Le assicuro che non si salva nessuno. Una tragedia, abbiamo dimezzato il giro d’affari», si lamenta Andreas Andreadis, responsabile dell’associazione del turismo ellenico.
La Banca di Grecia, che ha già  le sue belle gatte da pelare, ogni sera consulta il bollettino degli arrivi internazionali all’aeroporto di Atene. Una Caporetto. Nei primi tre mesi dell’anno, – 16,6%. Risultato: «Un calo delle entrate per lo stato del 17,5%», certificano all’istituto centrale. Numeri che agli occhiuti supervisori della Trojka fanno venire la pelle d’oca. Le vacanze, ad Atene, sono un affare serissimo. Valgono qualcosa come 10,5 miliardi l’anno, il 15,7% del Pil e danno lavoro a un persona su cinque. «Se le sdraio sulle spiagge restano vuote, siamo nei guai – dice Giorgos Tsakiras della Camera di commercio ellenica – . Un -10/-15% di arrivi nel 2012 vuol dire 4-6 miliardi di euro in meno per lo Stato. E, a spanne, 100mila posti a rischio». 
I colpevoli numero uno di questo scenario da brividi, qui è un classico, sono i tedeschi. «Lo scorso anno valevano il 15% del traffico verso la Grecia sul nostro sito – calcolano a Fast Air Tickets – Oggi sono il 3%». La Condor Airlines ha provato a tagliare di 50 euro su tutti i suoi biglietti dalla Germania. Ma senza risultati apprezzabili. «Noi passiamo ai clienti il 20% di sconto che ci fanno gli alberghi ellenici, ma lo stesso siamo a – 30%», ha ammesso Michael Tenzer, numero uno di Thomas Cook. E il boom (+64%) degli arrivi da Mosca in nome della solidarietà  ortodossa rischia di non essere sufficiente a salvare la stagione. Il 50% degli ombrelloni di Creta è rimasto fino ad oggi chiuso. A Corfù siamo a un – 40% delle presenze. Kos si salva solo perché Ryanair ha potenziato da fine marzo i voli sull’isola. La diaspora ellenica, preoccupata, ha messo mano al portafoglio. Yorgos Kleivokotis, emigrato per lavoro in Dubai, ha lanciato una sottoscrizione on line raccogliendo da 333 benefattori 20.352 dollari. Soldi usati per comprare un enorme tabellone pubblicitario digitale sopra Times Square, nel cuore di New York, per bombardare turisti e passanti con uno show di foto della madre patria – l’Acropoli, il mare e i villaggi sulle isole – accompagnati dall’ordine imperativo: “Visit Greece!”. C’è da sperare che gli americani ubbidiscano. Se quest’estate sul turismo greco non tornerà  il sole, l’autunno dell’euro sarà  molto più vicino.


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