ANOMALIA ITALIANA

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Colpire una scuola, puntare alla strage di studenti è certamente un’anomalia. Ma se riflettiamo sulla nostra storia, davanti a noi sfila una lunga teoria di anomalie, così numerose da diventare, invece, il connotato prevalente della nostra comunità  nazionale. L’anomalia come il male italiano. Siamo stati e continuiamo a essere un paese anomalo, un territorio di frontiera attraversato, dal dopoguerra a oggi, da fatti sanguinari incastrati dentro un’anomalia politica sovrastante che ci accompagna ancora adesso con lo stato d’eccezione di un governo tecnico, effetto dell’anomalo ventennio berlusconiano. Anomalo è vivere, lavorare, fare politica sotto il ricatto delle mafie che si fanno stato e con lo stato trattano.Nell’anniversario della morte di Falcone e Borsellino stiamo facendo un doveroso esercizio di memoria. Spesso isolati, questi magistrati al costo del massimo sacrificio hanno difeso la società  che si esprime nelle istituzioni dello stato. Come ci ricordava Falcone quando sottolineava, con un ragionamento lontano da facili semplificazioni, che lo stato o è l’espressione della società  o è un’altra cosa. E quest’altra cosa ha fatto strage di innocenti con le bombe nelle stazioni e nelle piazze in complicità  con il terrorismo nero. Senza mai ottenere una giustizia piena e riparatoria, lasciando invece ferite aperte, così da sommare all’anomalia di uno stragismo di stato, l’anomalia di una giustizia ingiusta. Poi l’anomalia di un terrorismo che per anni ha ucciso in nome del popolo nella speranza di innestare un impossibile consenso, ottenendo, al contrario, uno stato d’emergenza che ha limitato l’agibilità  politica di tutti. Appena una settimana fa, al primo turno delle elezioni amministrative, un dirigente dell’Ansaldo è stato gambizzato in un attentato rivendicato da gruppi anarchici con un volantino dal linguaggio anomalo. Ed ora, alla vigilia del secondo turno delle elezioni amministrative, siamo colpiti dal sangue mescolato ai quaderni e agli zaini degli studenti. Un’ondata di terrore che fa evacuare le scuole e terrorizza i ragazzi, le famiglie, la società . Tutti sperano nel gesto isolato di un pazzo, nella mano di un folle. Non lo sappiamo. Sappiamo che per decifrare la nostra follia ci manca lo sguardo di Pasolini, sappiamo di essere dentro una straordinaria emergenza sociale, davanti a una politica mai così debole e screditata, incapace di indicare una via d’uscita in uno dei passaggi più difficili, in un momento di massimo allarme. Il paese, a cominciare dai ragazzi di Brindisi, è in piazza. E’ la nostra migliore gioventù, il presidio presente e futuro della nostra democrazia.


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