Angela ora è contestata nel suo stesso partito “Sì ai titoli europei”

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BERLINO – Isolata al G8, vacillante e sotto tiro a casa come mai prima. Sullo sfondo della crisi dell’euro, Angela Merkel affronta quella che il filogovernativo Welt am Sonntag descrive come «la crisi più più profonda da quando è al potere». Per la prima volta Guenter Oettinger, un nome illustre della Cdu, apre agli eurobond a lei invisi. Lo suo stile di guida autoritario della Camcelliera, col pupillo Norbert Roettgen licenziato su due piedi da ministro dell’Ambiente per le elezioni perdute in Nordreno-Westfalia, ha acceso proteste e malumore. La Spd, favorevole agli eurobond e a una politica solidale, chiede elezioni anticipate. E Hannelore Kraft, la vincitrice del voto di domenica scorsa, emerge come concorrente popolare e temibile. Il retroscena tedesco di Camp David è allarmante per la “donna più potente del mondo”.
«È l’ultima partita per il potere», attacca Welt am Sonntag. Su cui è uscita la grande sfida di Guenter Oettinger, commissario europeo all’Energia, cavallo di razza della Cdu, ex governatore del Baden-Wuerttemberg, uno dei due Stati più ricchi di Germania. «Come pietra angolare finale del salvataggio dell’euro», dichiara, «bisognerebbe in ogni caso prendere in considerazione gli eurobond. Se e quando il fiscal compact sarà  ratificato da tutti e quando i paesi in crisi si saranno stabilizzati, titoli sovrani comuni europei potrebbero giocare un importante ruolo nella fase finale, decisiva».
E’ una critica aperta a Merkel. Nella battaglia per gli eurobond e per una politica più orientata alla crescita, Franà§ois Hollande, Mario Monti, e l’opposizione tedesca, trovano dunque l’insperato aiuto di una forte sponda nel fronte conservatore. Sui piani di crescita, ancora un segnale di Oettinger a Parigi e Roma: niente nuovi debiti, «ma è possibile riorganizzare i fondi dei programmi strutturali nel bilancio europeo, per aiutare in mercato del lavoro. Il fiscal compact non deve essere toccato, ma riflettiamo sulla possibilità  di dare un anno di tempo in più per il consolidamento».
La contestazione è palese. E lo stesso commissario europeo condanna come “non necessario” il licenziamento del ministro dell’Ambiente, che era stato un padre dell’addio al nucleare. I maligni nella maggioranza parlano persino di “cedimento di Merkel alle pressioni della lobby nucleare”. Sul fronte opposto, diversi deputati euroscettici di Cdu e Csu preannunciano un no agli imminenti voti parlamentari sull’Europa: ratifica del fiscal compact, meccanismo Esm. Dunque la cancelliera vacillante al Bundestag sarà  ostaggio di Spd e Verdi.


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