by Editore | 4 Maggio 2012 9:07
ROMA — Il cuore di Giulio Andreotti vacilla, forse anche per colpa di una bronchite curata male, e il senatore a vita arriva in «codice rosso» nel pronto soccorso del Policlinico Gemelli: lo ricoverano in terapia intensiva. È in prognosi riservata: si teme per la sua vita. In serata, però, i familiari tirano un sospiro di sollievo: la crisi respiratoria si sta lentamente attenuando, i parametri vitali si stabilizzano e il politico con 93 anni sulle spalle dicono che abbia ritrovato anche un briciolo di energia per ironizzare sul fatto che Wikipedia sul web lo avesse dato per morto: «Speriamo continui a sbagliare…», avrebbe replicato a un amico di famiglia, pregando poi i medici di trattarlo «come un paziente normale».
Il senatore a vita, secondo una prima ricostruzione, da giorni soffre di problemi respiratori. Dopo pranzo, però, scatta l’emergenza: forse una fibrillazione manda in crisi il cuore e la pressione finisce fuori controllo. Non c’è tempo da perdere e i familiari chiamano un’ambulanza. Alle 13.45 Andreotti varca il cancello del Gemelli. Per aiutarlo a respirare gli viene sistemata una mascherina dell’ossigeno. Nel dipartimento di emergenza dell’ospedale universitario il paziente viene sottoposto ad analisi e accertamenti di rito: la situazione è personalmente seguita dal professor Massimo Antonelli, responsabile della rianimazione. Al fianco dell’illustre malato ci sono due dei quattro figli, Serena e Stefano; Marilena arriva in serata da Torino, mentre Lamberto, subito partito dagli Usa dove lavora, oggi atterra a Roma. La moglie Livia Danese attende a casa, circondata dai parenti, l’evolversi della situazione.
Alle 4 di pomeriggio il primo bollettino medico: «Le condizioni di salute del senatore sono severe ma stabili e la prognosi è riservata». Marco Ravaglioli, genero dell’ex presidente del Consiglio e giornalista del Tg1, per una volta ha telecamere e fotografi di fronte: «Il senatore è in condizioni serie, siamo preoccupati data l’età — ammette dopo averlo incontrato — ma le cure stanno dando i primi risultati positivi. Lui è lucido e si sta lentamente riprendendo». Poi Ravaglioli aggiunge: «Quando gli hanno fatto notare che la sua stanza era la numero 17, ha commentato dicendo che non è superstizioso…». Al paziente sono somministrati farmaci per superare la crisi cardiaca (probabilmente una fibrillazione). E a rafforzare le note positive sullo stato di salute è Patrizia Chilelli, la segretaria che segue Andreotti da 20 anni: «Il presidente sta un po’ meglio e ha fatto anche qualche battuta con i medici. Respira normalmente ed è cortesissimo come sempre». Poi aggiunge: «Mi ha detto che sta bene e che ha solo sete».
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, l’ex ministro Gianfranco Rotondi e il vicepresidente vicario del Senato, Vannino Chiti (Pd) sono tra i primi a inviare messaggi di «solidarietà e pronta guarigione». E il presidente del Senato, Renato Schifani, telefona a Patrizia Chilelli per sincerarsi sulle condizioni di Andreotti. L’unico politico che arriva al Gemelli (pur senza incontrare l’amico malato) è il senatore Giuseppe Ciarrapico che dice: «È un uomo formidabile, supererà anche questa e spero di rivederlo presto al Senato».
All’ora di cena arriva il secondo bollettino medico che conferma le notizie del pomeriggio: «Le condizioni cliniche di Giulio Andreotti permangono stabili con graduale miglioramento dei parametri cardiorespiratori. È tuttora ricoverato nella Terapia intensiva del Gemelli. La prognosi rimane riservata». Lasciando in serata l’ospedale, Serena Andreotti ammette: «È un gran sollievo. Dovrà passare del tempo, ma speriamo bene». E il fratello Stefano ribadisce: «Ci vorrà qualche giorno, poi grazie a Dio potrà tornare alla vita normale. Speriamo presto…». Un camice bianco a voce bassa ammette: «È un osso duro…».
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