Aiuti umanitari, “boom di aiuti dai paesi non Ocse”

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ROMA – Tra aiuti internazionali di assistenza umanitaria e donazioni private, l’Italia è fuori dalla media dei paesi europei, mentre a livello globale è boom di aiuti dai paesi non Ocse. È quanto evidenzia il terzo rapporto sugli aiuti umanitari “Il valore dell’aiuto. Risorse per la risposta alle emergenze umanitarie” realizzato da Agire, in collaborazione con ActionAid e Islamic Relief, presentato questa mattina a Roma. “L’Italia è in controtendenza rispetto agli aiuti internazionali perché i volumi di assistenza umanitaria dei paesi colpiti da emergenze internazionali sono inferiori alla media degli altri partner europei – ha spiegato Marco Bertotto, direttore di Agire – e anche i volumi di donazioni private sono purtroppo al di sotto di quello che in altri paesi europei i cittadini sono in grado di mobilitare per rispondere alle emergenze umanitarie”.

I dati raccolti dalle organizzazioni italiane, mostrano come gli aiuti provenienti dall’Italia restano sostanzialmente stabili, con un trend di crescita del 1,1%. “Da una parte – spiega il rapporto – c’è il settore umanitario mondiale che nel 2010 ha mobilitato 16,7 miliardi di dollari, di cui 11,7 provenienti dai governi dei paesi donatori, con una crescita dell’85% rispetto al 2000. Dall’altra c’è un paese, l’Italia, il cui impegno pubblico resta ostinatamente invariato dal 2000 al 2009 (da 358 milioni di dollari del 2000 a 362 nel 2009)”. Il rapporto, inoltre, mette in evidenza un fenomeno nuovo, cioè il superamento dello schema classico degli interventi dal Nord al Sud. “Sul fronte internazionale – spiega il rapporto  -, è da segnalare la crescente importanza dei paesi extra Ocse come donatori e attori umanitari, fenomeno nuovo che richiama a una sorta di globalizzazione dell’aiuto”. I paesi non Ocse nel 2000 avevano donato 34,7 miliardi di dollari (52 paesi donatori), mentre nel 2010 le donazioni hanno raggiunto la cifra di 622,5 miliardi di dollari provenienti da ben 127 paesi donatori, più del doppio. Tra i maggiori donatori non Ocse l’Arabia Saudita, la Turchia e la Russia.

Riflettori accesi anche sul tema delle donazioni private, che hanno avuto il culmine per l’emergenza di Haiti, un evento che tra gli italiani ha raccolto circa 90 milioni di dollari, molto più di quanto donato per le inondazioni in Pakistan, circa 7 milioni e la siccità  nel Corno d’Africa, 19 milioni. Se mettiamo a confronto le donazioni private con quelle di altri paesi europei, l’Italia però è solo al sesto posto dopo Germania, Gran Bretagna, Olanda, Svizzera e Francia. In Germania, infatti, sono stati raccolti 305 milioni di dollari per Haiti, 265 per il Pakistan e 237 per il Corno d’Africa, in Inghilterra 182 milioni per Haiti,121 per il Pakistan, 132 per il Corno d’Africa e infine in Francia, dove sono stati recuperati 107 milioni di dollari per Haiti, 13 per il Pakistan e 36 per il Corno d’Africa. Per quanto riguarda le donazioni pro capite, in merito alle tre crisi citate, è la Svizzera ad essere in cima alla classifica, con 25,3 dollari donati a testa, oltre 14 dollari per gli olandesi, quasi dieci dollari per i tedeschi, 7 per gli inglesi, 2,5 dai francesi e quasi 2 dollari pro capite dagli italiani.

Dallo studio, infine, emerge chiaramente come sia ancora una volta l’Africa il continente a cui sono indirizzati la maggior parte degli aiuti, con un incremento consistente negli ultimi dieci anni. L’Africa, spiega il rapporto, è stata beneficiaria di quasi la metà  degli aiuti erogati (46%), seguita dall’Asia (24%) e dal Medio Oriente (18%). Dall’analisi dei dati, tuttavia, emergono anche delle contraddizioni. “L’aumento del volume degli aiuti internazionali non corrisponde a una maggiore copertura dei bisogni umanitari – spiega il rapporto -. Al contrario, è notevolmente cresciuta negli ultimi anni la sproporzione tra i bisogni rilevati in una data emergenza e i fondi che i donatori decidono di investire nella corrispondente azione di risposta. In altri termini gli aiuti sono sempre  meno adeguati a garantire una risposta umanitaria proporzionata all’entità  delle crisi e il 2010 registra un record negativo: un tasso di mancata copertura finanziaria degli appelli lanciati dalle Nazioni Unite pari al 37%, il più alto degli ultimi 9 anni”. (ga)

 

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