Abusi su bimba, in cella militare di Camp Darby

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FIRENZE – Nella foto si vedono una spiaggia bianca e sullo sfondo un pontile che si spinge al largo per centinaia di metri. Il soggetto principale è una bambina di 7 anni che sorride. È la stessa persona che in altre 9 immagini caricate su siti internet criptati subisce violenze sessuali da parte di un uomo in una stanza anonima. Quello scatto è stato fondamentale per risalire all’autore degli stupri, un sergente trentenne che lavora nella base americana di Camp Darby, nel comune di Pisa. 
Partendo da una segnalazione dell’associazione Telefono Arcobaleno, contattata da un cittadino, gli uomini del Nit, il nucleo investigativo telematico della procura di Siracusa, hanno prima accertato che la spiaggia della foto è quella di Rosignano Solvay, in provincia di Livorno, poi grazie a un piccolo marchio hanno scoperto che l’asciugamano usato dalla bambina è della squadra di football americano di una università  Usa. Sono subito partite le segnalazione a tutte le basi Usa nel nostro paese e la foto è stata diffusa alle scuole elementari toscane. Una maestra ha riconosciuto la bimba e a quel punto ci si è concentrati sul compagno della madre, una trentenne che vive in un paese toscano, scoprendo che si trattava di un cittadino statunitense. 
L’uomo risiede nella base militare ma ha anche una casa all’esterno. L’appartamento è stato perquisito e gli investigatori hanno trovato la stanza usata come set per le foto, il telo da spiaggia di Rosignano e altri elementi che indicherebbero senza ombra di dubbio che il sergente è l’autore degli stupri. Il militare è stato arrestato per violenza sessuale pluriaggravata su minore e verrà  incriminato anche per produzione pedopornografica. Le autorità  militari statunitensi potrebbero chiedere l’estradizione e sottoporlo al giudizio di una corte marziale. Gli investigatori stanno accertando se la madre della vittima non sapesse davvero niente, come sostiene fin dal momento in cui il suo compagno è stato bloccato, e verificano un altro aspetto. Altre coppie del paesino toscano dove abita la donna avrebbero affidato talvolta i figli al sergente, ritenendolo una persona affidabile. Il timore è che altri bambini possano aver subito violenze. Intanto la bambina è stata portata in una struttura protetta fuori dalla Toscana. A scuola si erano accorti che aveva dei problemi ma nessuno ha capito in quale baratro era stata trascinata.


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Il caso Gulotta e i costi della tortura

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Ci sono tante maniere per raccontare una storia. Se ne possono sottolineare le emozioni prodotte. Si può spingere l’acceleratore su principi e norme. Oppure si può partire dai numeri. Ecco, questa volta si procederà  così, mettendo i numeri in primo piano (è un’epoca in cui le cifre sembrano avere più importanza delle idee, no?).
Giuseppe Gulotta è un uomo innocente che si è fatto 22 anni di carcere per un errore giudiziario indotto e, ottenuta un’assoluzione piena per non aver commesso il fatto dalla corte d’appello di Reggio Calabria, ha deciso di chiedere allo stato 69 milioni di euro di risarcimento.

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