Youssou N’Dour, Un posto da ministro per la stella del pop

by Editore | 6 Aprile 2012 8:22

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L’uomo che voleva – e poteva – diventare presidente sarà  ministro della Cultura. Youssou N’Dour, la pop star oggi più famosa d’Africa, entra un po’ a sorpresa nel nuovo governo del Senegal. E dà  il tocco finale alla grande svolta politica sancita dalla sconfitta del presidente uscente Abdoulaye Wade, incaponitosi, a 85 anni compiuti, a chiedere agli elettori un terzo mandato – e battuto. Il nuovo capo dello Stato, Macky Sall, ha nominato un governo tutto nuovo, e con un numero di ministri dimezzato rispetto a quello precedente. Tra di loro, accaparrandosi subito i titoli dei siti in giro per il mondo, c’è il celebre musicista al portafoglio di Cultura e Turismo.
La nomina, come s’è detto, è in parte inaspettata. Però le sue ragioni sono evidenti: Youssou N’Dour ha avuto un ruolo chiave nella sconfitta di Abdoulaye Wade (il quale, sia detto per inciso, ha tanto caparbiamente combattuto per la rielezione quanto ha graziosamente accettato la disfatta, confermando la maturità  democratica del Senegal). Per contrastargli il passo, infatti, aveva annunciato il 2 gennaio la propria candidatura alla massima carica dello Stato. La sua enorme popolarità  in patria e soprattutto tra la gente di Dakar, il suo forte carisma, il suo impegno sociale di vecchia data e il movimento politico d’opposizione di recente fondato, e non da ultimo il suo crescente potere mediatico attraverso il gruppo editoriale Futurs médias di sua proprietà  (una radio, una tv, un quotidiano) avevano subito fatto capire che non si trattava di una mossa tattica o di facciata. Youssou N’Dour si era candidato per vincere e ce l’avrebbe potuta fare. Quando parlava dal palco le piazze erano sempre stracolme. Ma poche settimane dopo, decidendo che la sua candidatura non aveva raccolto il numero sufficiente di firme valide, il Consiglio costituzionale gli aveva sbarrato la strada.
Subito i sostenitori della pop star si erano riversati per le strade e la notte di Dakar aveva vissuto alcune delle sue ore peggiori, con disordini, scontri, violenze. Per tutto il mese successivo Youssou N’Dour non si è perso d’animo e ha continuato a battersi contro la rielezione di Wade, sia pure non da candidato. Il 22 febbraio, durante una manifestazione non autorizzata nella grande Place de l’Indépendance della capitale senegalese, è rimasto leggermente ferito a una gamba mentre la polizia caricava la folla. Insomma ha applicato alla lotta politica la ricetta alla quale aveva attribuito in passato il suo successo nella vita: «Dieci per cento ispirazione, novanta per cento sudore» (la frase in francese ha il gioco di parole tra inspiration e transpiration). Ha tenuto alta la pressione delle piazze e la mobilitazione degli oppositori contro il presidente uscente fino al giorno del voto.
Ecco perché Macky Sall, vincitore al secondo turno contro Wade, aveva un debito politico nei confronti della pop star. E lo ha onorato nel modo più abile: dandogli una poltrona di ministro, e al tempo stesso inquadrandolo nel ruolo di ambasciatore culturale del Senegal, che Youssou N’Dour, con i suoi milioni di dischi venduti in giro per il mondo, svolge già  di fatto da lungo tempo. E’ probabile che la nomina appaghi e sollevi anche il cantante, lusingandone le ambizioni e al tempo stesso risparmiandogli responsabilità  maggiori, per le quali non era forse ancora preparato fino in fondo. La reazione del musicista cinquantaduenne è stata del resto perfettamente coerente col suo stile personale, umile, vellutata ed entusiasta: «Farò di tutto per meritare la fiducia del presidente».
L’impegno politico di cantanti e musicisti è una nobile tradizione dell’Africa contemporanea, dalla grande sudafricana Miriam Makeba contro l’apartheid ai rapper che contestano il potere, dal Camerun allo stesso Senegal. La vicenda di Youssou N’Dour evoca immediatamente quella di un altro astro assoluto del ricco firmamento musicale africano: il nigeriano Fela Kuti, anch’egli candidato (nel 1979), anch’egli respinto prima di potersi presentare al voto. Ma tranne questo elemento comune, le parabole di Youssou e Fela sono diametralmente opposte, senza parlare delle differenze dei loro stili musicali. Fela era un provinciale, figlio di piccolo borghesi; Youssou è figlio della metropoli, e di una famiglia molto povera. Il successo stellare trasformò Fela in un satrapo, un poligamo, un ideologo che spesso straparlava, capo di una comunità  promiscua che faceva ampio uso di droghe. Youssou, malgrado il trionfo commerciale, la ricchezza, il ruolo di tycoon dei media, è rimasto sempre legato al popolarissimo quartiere di Medina dove è nato, non beve, non fuma, è un musulmano osservante. Misura sempre le parole e parla con voce suadente. Conosce e non nasconde i suoi limiti di autodidatta. Doti che lo rendono amatissimo dal popolo di Dakar; e che potrebbero fare di lui, con un po’ più di pratica e di transpiration, un politico eccellente.

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