by Editore | 1 Aprile 2012 10:04
Dal palcoscenico dell’Ecofin di Copenaghen Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, lancia un messaggio di speranza: «Il 2012 vivremo in recessione. Maa fine anno o all’inizio del prossimo arriverà la ripresa. Perché possa essere rapida e sostenuta sono necessarie le riforme strutturali». Il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ammonisce: «I mercati sono ancora fragili, viviamo in una fase di post contagio. Non è tempo per rilassarsi e abbassare le armi».
Sono entrambi soddisfatti degli attestati di fiducia ricevuti dai partner Ue, non ultimo il ministro tedesco Schauble che di nuovo esalta i “progressi enormi” fatti dal paese. Ma entrambi restano cauti sul domani. Dal suo osservatorio di via Nazionale il governatore vede soprattutto «indicatori di stabilizzazione, non di recupero».
Tra questi, ci sono le banche che, grazie alla liquidità della Bce, hanno «evitato il credit crunch», cioè una contrazione del credito per famigliee imprese. Riconosce però che «i crediti devono essere domandati» mentre adesso «gli investimenti non sono ancora ripartiti». Allo stesso modo Grilli ammette che ci sono ancora delle “criticità “, pur vivendo il paese in «una fase di netto miglioramento». Ancora una volta, per uscire dal tunnel, giocano un ruolochiave le riforme fattee quelle in discussione, a cominciare dal riassetto del mercato del lavoro.
E così, mentre in Italia le imprese falliscono e l’emorragia di posti non sembra finire, Grilli invita ad approvare questo testo «con urgenza», compreso il controverso articolo 18. Così come sul fisco vorrebbe che la lotta agli evasori fosse condotta «senza aggredire il contribuente modello». Visco suggerisce invece di leggere le riforme «tutte insieme» perché sono «tutte importanti»: le misure «non determinano subito una crescita» ma su un periodo più lungo «creano le condizioni perché l’economia riparta». Quella del lavoro in particolare, «va letta in chiave meno tesa, senza concentrarsi su particolari aspetti, pure importanti, sia per i segnali agli investitori, sia per quelli che ricevono coloro operano nel mercato del lavoro».
Governatore e viceministro tengono una conferenza stampa congiunta al termine di un summit tutto dedicato al rafforzamento del fondo salva-Stati.
Non c’è più un “rischio-Italia”, secondo la percezione che entrambi hanno avuto nei colloqui riservati, anche se lo spread negli ultimi tempi ha rialzato la testa: «Non possiamo aspettarci trend monotoni di questo indicatore, ma una fase di salita e discesa la cui causa è difficile da individuare», precisa Grilli. Visco si limita ad assicurare che «c’è un miglioramento, senza dubbio» e che «bisogna proseguire nella direzione già imboccata». Il governatore rivela anche di aver passato tutto lo scorso agosto attaccato al telefono con Grilli per monitorare e commentare “il zig-zag”, così lo chiama, dei mercati e della stessa economia Ue.
Il vertice si chiude così. Il contributo italiano al nuovo fondo sarà di 5,7 miliardi, pagabili in due tranche. E ora che il firewall del fondo salva-Stati c’è, lascia intendere Bankitalia, è possibile che l’Eba, l’authority bancaria Ue renda più soft i requisiti patrimoniali richiesti alle banche.
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