Vacanze di Pasqua, la sorpresa è la tassa di soggiorno

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ROMA – Le tasse quest’anno seguiranno gli italiani anche in vacanza. Li colpiranno nel momento più delicato, nel sonno. Basta una notte fuori casa in circa 500 delle località  turistiche del Belpaese per ritrovarsi, sul conto dell’albergo, un piccolo obolo, da 50 centesimi a un massimo di cinque euro per ogni notte. La tassa sulle vacanze è servita. E che si prenoti un hotel a cinque stelle o un agriturismo con quattro camere, se la scelta cade nei Comuni che applicano l’imposta di soggiorno la stangatina è garantita. Una gabella che qualcuno sperimenterà  già  in questo primo week-end di Pasqua. Non è una novità . 

I COMUNI ALLA CARICA
La tassa è arrivata un anno fa con il decreto sul federalismo fiscale. Ma fu un’apparizione in sordina, solo pochi Comuni l’applicavano e all’appello non c’erano neanche tutte le città  d’arte. Negli ultimi mesi invece i Comuni hanno ingranato la marcia. Il turismo ha bisogno di sostegno, è a questo che dovrebbe servire l’obolo. Dunque, nonostante l’ostilità  dichiarata degli albergatori, i sindaci che governano le località  a vocazione turistica hanno varato o stanno pensando di varare l’imposta. Erano una pattuglia, sono diventati un esercito tant’è che – secondo un’indagine a campione realizzata dal Servizio politiche territoriali della Uil – sono oltre 479 i Comuni che la stanno applicando. 
Molti sindaci la stanno mettendo in cantiere per l’estate e alcuni, come Catania, l’hanno rinforzarla, aumentandola. Una regola fissa infatti non c’è, a parte una certa proporzione col prezzo del soggiorno. C’è chi fa pagare anche i bambini, chi fissa una soglia d’età , chi fa scattare la tassa solo per i primi giorni, chi esonera i disabili. Si paga a fine soggiorno, sul conto dell’albergo, il proprietario fa infatti da sostituto d’imposta. Se le cinque stelle in genere costano di più, a Ragusa per esempio non c’è distinzione: si pagherà  un euro a notte in tutte le strutture. A Venezia, a seconda delle stelle che si scelgono, il costo varia da 1 a 5 euro, a Roma si arriva al massimo a 3. Per trascorrere il week- end di Pasqua (due notti) in coppia a Roma o a Padova, in un hotel a tre stelle, occorre pagare una tassa di 8 euro, che salgono a 9,2 euro se si sceglie Torino, e a 12 euro se invece la scelta ricade su Firenze o Venezia.

ITALIA DIVISA IN DUE
Non tutti i sindaci però ci stanno. Si discute a Perugia, a Matera, a Fano e Taormina, dove gli albergatori frenano. L’Italia della costa (7.548 chilometri per 15 Regioni) è già  divisa: quest’estate non si pagherà  in Emilia Romagna, Abruzzo, Calabria e Friuli Venezia Giulia. È già  in vigore invece nei litorali di Marche, Puglia e Campania, mentre Toscana, Liguria, Molise e Basilicata stanno ancora discutendo. L’obolo sarà  invece sicuro anche per gli ospiti di molte località  turistiche di Lazio, Veneto, Sardegna e Sicilia. 

ESTATE SALATA
Ma quanto inciderà  la tassa di soggiorno sulla vacanza al mare degli italiani? A fare i calcoli ci ha pensato una società , la Jfc, che ha disegnato la più tradizionale delle villeggiature, una famiglia (due adulti e un bambino di 11 anni) che va al mare in un hotel a 3 stelle per una settimana. A Capri la gabella costerà  45 euro, 21 a Villasimius in Sardegna, poco più di 11 euro a Vieste. Bene, sostiene la Uil, se la tassa servirà  a rimettere in moto l’industria del turismo, il timore «è che serva, soltanto, per non far piangere le casse dei Comuni».


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