Unicredit, in cda Montezemolo e Caltagirone jr.

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MILANO – Unicredit presenta le liste dei candidati per il futuro cda, al voto dell’assemblea l’11 maggio. Tutto confermato, sia l’assetto a 19 del consiglio (era di 23 membri) ai nomi nuovi, a partire dal presidente designato Giuseppe Vita, che oggi guida Axel Springer, Allianz Italia, Banca Leonardo e Deutsche Bank (qui è onorario). Le ultime tre poltrone, peraltro, dovrebbero essere soggette alla legge contro i doppi incarichi, quindi da lasciare entro breve.
Gli altri 18 futuri consiglieri, presentati dalla lista inoltrata dalle fondazioni Caritorino, Cariverona, Carimodena e Carimonte, sono: Khadem Abdualla Al Qubaisi (presidente del fondo primo azionista Aabar Investments); Luca Cordero di Montezemolo – che sempre dal fondo di Abu Dhabi sarebbe espresso, per via degli ottimi rapporti, gli investimenti e le sponsorizzazioni di Ferrari da lui presieduta; Alessandro Caltagirone, figlio dell’imprenditore romano che ha raccolto l’1% in aumento; Candido Fois, indicato di Cariverona (sarà  vicepresidente vicario); il “nuovo” Lorenzo Sassoli de’ Bianchi, presidente di Valsoia ed Upa; i confermati Manfred Bischoff, Vincenzo Calandra Buonaura, l’ad Federico Ghizzoni, Francesco Giacomin, Friedrich Kadrnoska, Luigi Maramotti (quindi atteso lasciare il cda di Credem, in ossequio alla norma contro i doppi incarichi), Antonio Maria Marocco, Fabrizio Palenzona (lascerà  il cda di Mediobanca), Anthony Wyand.
Quattro le donne, in aumento per allinearsi alle prossime misure sulle “quote rosa”: oltre a Helga Jung (Allianz) la presidente degli industriali polacchi Henryka Bochniarz, economista e consulente in Polonia; le confermate Marianna Li Calzi (ente Bds) e Lucrezia Reichlin, quest’ultima in rappresentanza del mercato dopo che alcuni fondi hanno presentato una seconda lista con il suo nome.
I due soci libici, la Banca centrale (2,5%) e il fondo sovrano Lia (circa 1,5%, tuttora congelato per le misure internazionali contro il regime di Gheddafi), come previsto restano fuori dal board, in cui finora sedeva l’ex governatore libico Farhat Bengdara. Dopo la caduta di Gheddafi, la nuova Libia sembra meno focalizzata su Piazza Cordusio: tramite la ricapitalizzazione i pacchetti sono scesi dal 7,5% al 4% complessivo, e non è da escludere che i libici scendano ancora: proprio ieri era in Italia Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani, emiro del Qatar, piccolo ma ricco paese mediorientale – grazie al gas – in procinto di rilevare la Costa Smeralda Holding, ma che ha lasciato adombrare una molteplicità  di altri possibili investimenti nel Belpaese. Tra questi, una quota di Unicredit dai libici. Non ci sarebbe più il “premio governance”, ma c’è più visibilità  su piano strategico, assetto di vertice, e rilancio del business commerciale italiano della banca.


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