Un voto anti-europeista

by Editore | 24 Aprile 2012 8:07

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Con Serge Halimi, direttore del Diplo e con Anne-Cécile Robert, responsabile delle edizioni internazionali, abbiamo parlato del contesto in cui hanno preso forma il fenomeno Marine Le Pen del Front national, e, all’opposto, il dinamismo e le proposte del Front de gauche di Jean-Luc Mélenchon, alla sinistra del socialista Franà§ois Hollande.
«Se il risultato dell’altroieri ha avuto un significato, c’è anche quello di un rifiuto profondo delle politiche europee attuali, che non trovano quasi più sostenitori. D’altronde i due candidati più europei e più federalisti (il centrista Franà§ois Bayrou e l’ecologista Eva Joly) hanno ottenuto un pessimo risultato al primo turno», commenta Anne-Cécile Robert. 
«Marine Le Pen non manca mai di dire che i partiti dominanti (che chiama Umps, mettendo insieme l’Ump e il Ps) hanno ben poche carte in regola. Intanto, perché hanno fatto votare o lasciato votare dal Parlamento francese la ratifica del trattato di Lisbona, quando questo trattato era stato largamente rigettato dal voto popolare (oltre il 55% di ‘no’ al referendum del 29 maggio 2005). La campagna del Front de gauche ha perlomeno permesso che la critica, legittima e popolare, alle istituzioni attuali – francesi ed europee – non rimanesse appannaggio dell’estrema destra», aggiunge Serge Halimi.
«All’inizio della campagna elettorale, credo che Hollande si sarebbe accontentato di un piccolo ritocco cosmetico al trattato europeo in corso di ratifica. Era andata così nel 1997 a proposito del trattato di Amsterdam quando Lionel Jospin si era accontentato di modifiche ininfluenti al testo negoziato da Jacques Chirac (all’epoca Hollande era segretario del Ps). Tuttavia, man mano che l’ostilità  alle politiche europee di austerità  è aumentata, in parte grazie alla critica che ha portato Jean-Luc Mélenchon, i socialisti hanno inasprito il loro discorso. Credo che ormai non potranno accettare un trattato che non sia profondamente modificato», prosegue Anne-Cecile Robert. 
Come vede Le Monde diplomatique il risultato di Mélenchon? «È piuttosto buono – commenta il direttore – anche se la maggior parte dei suoi sostenitori si aspettava di più. All’inizio della campagna, sei mesi fa, uno score del 10% sarebbe parso loro eccellente. Ma, andando avanti, mentre aumentava il numero di quelli che assistevano ai comizi del Front de gauche, alcuni erano convinti che avrebbe potuto superare Marine Le Pen. Abbiamo constatato che si è molto lontani da questo. Il ‘marchio’ Le Pen è da tempo fortemente inserito nella vita politica francese, Marine Le Pen si rifà  a un discorso a suo modo coerente (nazionalista, protezionista, xenofobo). Per una forza relativamente unita alla sinistra del Partito socialista, in grado di raggruppare correnti molto diverse, si è trattato invece di un battesimo del fuoco. In questo contesto, l’11%, non è affatto male. Tantopiù che la Francia non si dirige verso un periodo tranquillo e che in questo genere di situazione chi è più audace acquista un vantaggio».

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