Un Paese al cemento
Nimby forum è un sito molto istruttivo. Combatte come un sol uomo contro la cultura dell’egoismo di un paese che vuole ostacolare lo sviluppo, la crescita e il progresso. Chissà se troveranno il coraggio per commentare i primi dati provvisori del censimento Istat 2011 da cui emerge che nel decennio 2001-2011 l’Italia è stata invece riempita di cemento e asfalto, altro che nimby.
Afferma l’Istituto di statistica che a fronte di un incremento della popolazione di circa 2,5 milioni di persone nel decennio 2001-2011 – all’incirca 1 milione di famiglie, visto che l’indice medio è di 2,4 persone per ogni famiglia- le abitazioni costruite sono state un milione e 571 mila. Sono stati dunque realizzati circa 400 milioni di metri cubi di alloggi.
Il Paese degli outlet
L’Istat non ci dice a quanto ammonta il segmento non residenziale, ma girando l’Italia, tutti noi possiamo però misurare a colpo d’occhio l’impressionante numero di outlet, ipermercati e centri commerciali. Ad essere prudenti si tratta in totale di un miliardo di metri cubi di cemento in dieci anni.
Nimby forum disegna un’Italia che esiste soltanto nella loro monocultura malata. Ciò che si evidenzia è invece un paese in preda ad una febbre speculativa senza precedenti.
Esistono quasi 29 milioni di abitazioni: 24 milioni quelle occupate e 4 milioni e novecento mila quelle «vuote». Le famiglie italiane sono complessivamente 24 milioni e 512 mila: un numero pressoché uguale a quello delle abitazioni occupate. Ma se consideriamo che una buona percentuale degli stranieri abita spesso senza contratto per volontà di proprietari senza scrupoli, il numero degli alloggi occupati aumenterebbe ancora, superando di molto il numero della famiglie residenti. E’ evidente che non c’è più nessun motivo per costruire nuove abitazioni e che è sempre più indispensabile avviare politiche di ristrutturazione urbana senza espandere più le nostre ipertrofiche città . Basta con la crescita urbana, congeniale soltanto agli appetiti dei fondi finanziari di investimento.
E il Paese di chi sta in roulotte
C’è poi un altro dato su cui è opportuno riflettere. Per commentarlo l’Istat stesso usa l’aggettivo «sconvolgente». Si tratta dell’aumento delle famiglie che vivono in baracche, roulotte o in alloggi di fortuna: erano poco più di 23 mila nel 2001; oggi sono più che triplicate raggiungendo la cifra di 70 mila. In questo decennio ci hanno raccontato la storiella che bisognava cancellare il governo pubblico delle città e del territorio perché era un arnese inservibile e fallimentare. Sarebbe stato il «mercato» a risolvere tutto.
Ecco i risultati. La precarietà estrema riguarda oltre 200 mila cittadini italiani e se ad essi aggiungiamo le vittime del gigantesco fenomeno di espulsione urbana che ha riguardato milioni di cittadini costretti a trasferirsi verso periferie metropolitane sempre più lontane e invivibili, il quadro è completo. Il trionfo del liberismo selvaggio ha prodotto fenomeni di precarietà senza precedenti. Processi analoghi ai fenomeni che hanno distrutto la tutela del lavoro: le città , gli storici luoghi della convivenza sociale sono state cancellate dal fondamentalismo liberista.
E non è finita. Il peggio deve ancora arrivare. Il Politecnico di Milano ha svolto per conto della Cisl lombarda una ricerca sullo stock di abitazioni nuove invendute esistenti in alcuni capoluoghi e quelle prevedibili sulla base degli sciagurati progetti di cementificazione già decisi. A Brescia (191.000 abitanti) ci sono oggi 56 mila abitazioni invendute. Ce ne saranno 107 mila nel 2018. Un’altra città fantasma costruita intorno a quella esistente! A Bergamo (115 mila abitanti) ci sono oggi 58 mila abitazioni vuote e al 2018 saranno 135 mila: oltre il doppio della città esistente. .
Assalto alla laguna
Questi dati non li troverete sul sito Nimby forum, troppo impegnato a propugnare la cancellazione di ogni ulteriore regola del vivere civile. Dimenticavamo. Tra i sostenitori del sito c’è – e chi poteva dubitarne – il Consorzio Venezia Nuova, inflessibile realizzatore del Mose di Venezia. In questo caso, purtroppo, nonostante sacrosante e motivate proteste non è scattata la fatwa del nimby e l’opera inizia purtroppo ad apparire in tutto il suo tragico orrore. Stanno distruggendo per sempre la laguna veneziana. E’ ora di fermarli.
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