by Editore | 30 Aprile 2012 7:00
Le bombe di Boko Haram in Nigeria, l’attacco con le granate in Kenya, le continue minacce contro chi professa una fede diversa fanno parte di una strategia duplice. La prima è quella della «pulizia religiosa». I talebani d’Africa, così sono stati soprannominati gli estremisti di Boko Haram, vogliono eliminare qualsiasi presenza cristiana in Nigeria. E non solo.
Lo hanno detto e ora provano a mantenere la promessa. Azioni più limitate nel quadrante Sud-Est (Kenya, Somalia), ma anche qui i missionari o simboli della Chiesa sono dei bersagli.
Nell’anniversario della morte di Osama Bin Laden, lo scacchiere africano conferma tutta la sua pericolosità . Grandi territori, confini porosi, armi in quantità (e non solo quelle prelevate negli arsenali libici) ne fanno l’arena ideale dove i qaedisti possono lanciare la controffensiva. La vecchia Al Qaeda aveva già deciso di farlo negli anni ’90 (Somalia), poi si è concentrata in altre regioni. Ma l’idea è rimasta e ricorre spesso nella propaganda jihadista.
Alcuni gruppi non sono molto sofisticati e la preparazione ideologica, a volte, appare posticcia. Ma ciò che conta sono gli effetti: la lunga stringa di attacchi di Boko Haram contro le chiese ne è la conferma drammatica. Saranno pure dei mezzi banditi o criminali travestiti da terroristi, tuttavia rappresentano una minaccia pericolosa.
E sono già evidenti i collegamenti con quello che rischia di diventare un Afghanistan nel cuore del Sahel. La gigantesca area nel nord del Mali dove la travolgente rivolta tuareg ha contribuito a creare un vuoto subito riempito dai militanti. I qaedisti, fino a pochi mesi fa, erano delle ombre sfuggenti lungo le piste del deserto. Oggi si fanno vedere nelle città liberate. E la «sezione» algerina di Al Qaeda conta tra le sue file dozzine di africani. Usando poi i vincoli familiari con clan locali ha messo radici. E grazie ai riscatti ottenuti con i rapimenti degli occidentali — ricordiamo che Rossella Urru è ancora nello loro mani — può comprarsi il silenzio o l’alleanza. Un patto rafforzato dalla presenza della fazione tuareg islamista Ansar Dine. I guerriglieri, dopo aver dichiarato (e smentito) di voler imporre la Sharia (legge islamica) hanno iniziato a distruggere statue e documenti antichi a Timbuktu. Un gesto che ricorda quello dei talebani a Bamiyan. E non è certo un buon segnale.
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