by Editore | 19 Aprile 2012 7:32
PARIGI — Alla vigilia del voto di domenica, adesso che i sondaggi danno il presidente sconfitto già al primo turno, cominciano le defezioni di peso. Importanti almeno dal punto di vista simbolico, come quelle di Martin Hirsch e Fadela Amara, due esponenti della famiglia di sinistra che nel gloriosi giorni del 2007 si erano prestati volentieri alla politica dell’ouverture di Nicolas Sarkozy.
«Per Sarkozy non c’è più speranza. Ovunque in Europa, i candidati uscenti hanno perso a causa della crisi. Non faremo eccezione», dice in un clamoroso fuori onda il premier Franà§ois Fillon. Ecco così che Martin Hirsch, ex «Alto commissario alla solidarietà », ora annuncia che è il momento di cambiare e voterà per Franà§ois Hollande.
«Ne ha il diritto — ha commentato gelido Sarkozy — anche se potremmo fare considerazioni sull’eleganza e il momento del gesto. Per tre anni Hirsch è stato al governo, e ha tradotto in realtà le nostre idee senza esprimere la minima diversità di opinione». Ovvero: comodo abbandonare ora, quando la mia poltrona traballa.
Saltano con Hollande anche personalità di centrodestra, come l’ex ministra Corinne Lepage e Azouz Begag, che è stato ministro delle Pari opportunità nel governo Villepin sotto la presidenza Chirac. «Non sono mai stato socialista — ha dichiarato Begag — e non cerco un punto di caduta personale: spero solo nella caduta di Sarkozy». I nuovi arrivi nelle fila del candidato socialista sono stati accolti con una certa perfida soddisfazione da Laurent Fabius, che potrebbe essere il ministro degli Esteri in caso di vittoria di Hollande: «Possiamo accogliere tutti a braccia aperte, e in qualche caso concederci pure un piccolo sorriso». Chi persiste invece nel suo attaccamento a Sarkozy, nonostante tutto, è il ministro dell’Industria Eric Besson, un tempo figura importante del Partito socialista, che nel 2007 si schierò a sorpresa con il vincitore di allora. La ferita è ancora aperta, e Hollande ieri ne ha parlato con disprezzo: «Il destino di Besson è quello del traditore».
Il favorito ripete che «niente è ancora deciso», per scaramanzia e perché teme che molti non vadano a votare considerando il risultato già acquisito. Con il 25% di astensione prevista, è un rischio che neanche Hollande può permettersi.
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