by Editore | 4 Aprile 2012 6:21
ROMA – Un giallo. Accade che il Financial Times sveli uno speciale rapporto Ue in cui c’è scritto che l’Italia, nonostante le sue molteplici maxi manovre, potrebbe di nuovo aver bisogno di tagli e rigore per colpa della recessione. Monti smentisce. La Ue non conferma e prende le distanze dalle indiscrezioni.
Ma tant’è. Nel documento (quattro pagine confidenziali circolate a margine del vertice di Copenaghen) c’è scritto che «gli ambiziosi obiettivi di bilancio dell’Italia potrebbero essere compromessi dalla recessione e da tassi d’interesse troppo alti». Di conseguenza il governo potrebbe essere costretto a varare «nuove misure di austerità , se necessario». Subito fonti di palazzo Chigi mettono i puntini sulle «i»: «L’Europa e l’Italia hanno bisogno di riforme strutturali per avviare e consolidare la crescita ma, come ha rimarcato il premier Mario Monti, non c’è bisogno in Italia di manovre correttive per far fronte alla crisi». L’effetto-recessione è già calcolato. Immediato anche il no comment di Bruxelles seguito da una chiosa: quello citato dal quotidiano inglese è un documento «interno» elaborato dalla direzione Affari economici e comunque «non distribuito» ai ministri Ue nel vertice danese.
Difficile ricostruire come sia andata, veramente. Fatto sta che anche solo l’ipotesi di altre misure di rigore preoccupa sia dentro che fuori i confini nazionali. Il ministro Corrado Passera, per esempio, avverte con una certa franchezza che «con l’austerità non si cresce» e che dunque bisogna «mettere in moto tutte quelle operazioni» che facilitano lo sviluppo economico. Rincara il ministro Elsa Fornero: «Non parlerei di nuove misure di austerity. Spero che ora l’Italia possa avere misure per la crescita». Sul controverso binomio rigore-sviluppo interviene pure Christine Lagarde, numero uno del Fmi: «Una corsa indifferenziata all’austerità si mostrerà controproducente». In vista delle riunioni primaverili del Fondo, in programma a Washington dopo Pasqua, la signora ricorda che la ripresa è ancora «fragile» e che nel mondo ci sono 200 milioni di persone a spasso: la creazione di nuovo lavoro «è la priorità ».
Il documento di Ft, pubblicato a pagina 2, in un taglio basso, ricorda che da maggio 2010 l’Italia ha varato misure «davvero notevoli» per consolidare i conti (100 miliardi di euro, il 7% del Pil); che il Paese si è «riguadagnato la fiducia dei mercati»; che ora punta al pareggio di bilancio nel 2013. Ma tutti gli sforzi «potrebbero essere messi a rischio» dalla crisi e dagli alti tassi. Il governo dovrebbe quindi «essere pronto a evitare ogni ritardo nell’esecuzione delle misure e intraprendere ulteriori azioni, se necessario». la Ue invita anche alla cautela nel cambiare la riforma del lavoro.
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