Tasse perfino sui disoccupati

by Editore | 20 Aprile 2012 8:54

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Il governo ieri stava per dare un altro colpo mortale al welfare: a un certo punto si è diffusa la notizia che il ddl lavoro prevedeva l’esclusione dei disoccupati (e dei loro familiari a carico) dall’esenzione del ticket. Un danno economico non da poco, se si pensa che ormai i ticket medi si aggirano (tra analisi, visite specialistiche e accertamenti strumentali come la Tac) tra i 50 e i 100 euro ciascuno. Per fortuna, l’alzata di scudi generale (provenuta da sindacati, associazioni e partiti di centrosinistra) ha portato dopo qualche ora a un passo indietro, con una nota del ministero del Lavoro che – incredibilmente – ha parlato di un «refuso», che verrà  «corretto con un emendamento durante l’iter parlamentare».
L’accanimento (francamente odioso, soprattutto in un momento di difficoltà  per il Paese e di quotidiani suicidi per debiti) è contenuto nel comma 1 dell’articolo 64 del ddl lavoro, e sopprime l’esenzione dai ticket in materia sanitaria in favore dei «disoccupati e dei loro familiari a carico, appartenenti a un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro (incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge e di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico)». La partecipazione alla spesa sanitaria riguarderebbe il pagamento delle prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e delle altre prestazioni specialistiche, comprese le prestazioni di fisiokinesiterapia e le cure termali, ma invece non riguarderebbe i medicinali, visto che i ticket su questi ultimi sono disciplinati dalle singole regioni. 
E dire che ultimamente Elsa Fornero, caduta sotto una pioggia di critiche dai tempi del decreto sulle pensioni (quello su cui versò le lacrime per la parola «sacrifici»), aveva cercato di spiegare che non ce l’ha con i più deboli ma che anzi vuole proteggerli: però è difficile crederle, se ogni giorno che passa il suo ministero prende sotto mira disoccupati, dipendenti, precari e pensionati. 
Dal Pdl non è arrivato lo straccio di un commento (il centrodestra è troppo impegnato nel rafforzare la flessibilità  in entrata), mentre Pd, Idv e la Fds avevano protestato, annunciando che avrebbero fatto le barricate. Stop e proteste anche dalla Cgil.
L’eventuale cancellazione dell’esenzione dei ticket per i disoccupati, spiega il direttore dell’Osservatorio nazionale per la salute nelle Regioni italiane, Walter Ricciardi, avrebbe rappresentato un aggravio non da poco: «Considerando che il ticket per esami da laboratorio può arrivare a 40-50 euro, che il ticket per accertamenti strumentali come tac o Rmn può superare i 100 euro e che quello per visite specialistiche raggiunge i 50 euro, sia pure con variazioni tra le Regioni – rileva – si può stimare che se un cittadino con patologie croniche dovesse pagarsi tutti gli esami o visite necessari, questo comporterebbe un aggravio per il bilancio familiare fino a centinaia di euro mensili».
Attualmente, le esenzioni sono previste per reddito, malattia, e invalidità . Esenzione per reddito: ne hanno diritto i bambini fino a 6 anni e gli over 65 con un reddito familiare complessivo inferiore a 36.151,9 euro. In questa categoria di esenti sono compresi anche i pensionati sociali, i pensionati al minimo di età  superiore a 60 anni e, appunto, i disoccupati. 
C’è poi l’esenzione per malattia: riguarda chi è affetto da malattie croniche e rare, come identificate da due decreti del ministero della Salute: il primo (dm 329/99) elenca le specifiche prestazioni esenti per una cinquantina di malattie, tra cui ad esempio l’asma, il diabete o la Sla, ma anche il tossicodipendente in disintossicazione, i malati di Hiv, chi è in attesa o ha ricevuto un trapianto. Il secondo (decreto del 18 maggio 2001) garantisce l’esenzione (per le malattie rare in elenco) per tutte le prestazioni «incluse nei livelli essenziali di assistenza, appropriate per il monitoraggio dell’evoluzione della malattia ed efficaci per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti». C’è infine l’esenzione per invalidità : sono esenti, ma solo per le prestazioni necessarie per la cura della specifica patologia di cui soffrono, gli invalidi di guerra, quelli del lavoro con una riduzione della capacità  lavorativa inferiore a due terzi, chi è stato vittima di infortunio o di malattia professionale.

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