Stati Uniti tra Obama e Romney Torna la sfida sui grandi valori

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Se gli americani premiassero Romney, indicheranno che vogliono ritornare ai valori dell’«eccezionalismo» americano. Valori basati sull’individuo che si «aiuta da solo» e che non è assistito dallo Stato. Uno Stato limitato, che protegge solo i più deboli ma non interferisce nella vita economica delle classi medie e medio basse. Uno Stato che non redistribuisce molto, ma lascia che siano le forze del mercato a premiare i più produttivi, coloro i quali hanno investito maggiormente sul proprio capitale umano e quelli che lavorano di più. Uno Stato che non vede la ricchezza come un «peccato» ma come un segnale di successo e che crea incentivi per la crescita.
Entrambi i candidati dovranno però convincere gli americani che la loro filosofia è coerente. Obama deve spiegare come raggiungere quegli obiettivi sociali senza far esplodere un deficit che è al 10 per cento del Pil (Prodotto interno lordo). Non solo, ma le proiezioni della spesa sanitaria per gli anziani (medicare) sono terrificanti e senza un aggiustamento porterebbero a una dinamica insostenibile del debito pubblico. Non è credibile sostenere, come talvolta fa Obama, che finanzierà  tutto ciò con un aumento delle imposte sui ricchi. Le aumenterà  senz’altro, ma non basta, ci vuole ben altro. 
Romney dovrà  convincere le classi medie e medio basse che vuole veramente offrire pari opportunità  a tutti, e che il sistema basato sull’individuo non significa darwinismo sociale, ma solo il ritorno a una società  capace di incentivare il lavoro e l’investimento invece dell’assistenzialismo. Una società  basata sulla mobilità , che premia i migliori e non i fortunati. Romney dovrà  anche spiegare come prevede di correggere alcuni eccessi della disuguaglianza del reddito (il famoso «uno per cento») senza compromettere il suo impianto liberista e senza creare troppi disincentivi all’investimento. Dovrà  poi dire agli americani come intende tagliare le spese domestiche per ridurre il deficit senza aumentare le imposte. 
Se i due candidati useranno la campagna elettorale dei prossimi mesi per affrontare con sincerità  un dibattito su questi temi, sarà  un periodo di straordinaria importanza per gli Stati Uniti. Speriamo che lo facciano e non cadano invece nei vizi tipici delle campagne elettorali: retorica vacua, populismo e aritmetica fantasiosa.


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