Il presidente della Camera favorevole a un atto d’urgenza dopo gli scandali Lusi e LegaPd e Udc sono consapevoli del rischio che un disegno di legge finisca insabbiato in Parlamento.
Espulsione dalla politica / Le petizioni dei Futuristi i condannati fuori dalla P.A.
Partiti “certificati”. Come ogni buona società che si rispetti. In modo da stoppare il meccanismo dell’autocontrollo che si è rivelato del tutto insufficiente. Per rendere trasparenti le finanze delle forze politiche il passo obbligato è quello di certificarne i bilanci. Oggi la legge prevede che siano dotati di collegi sindacali; domani la verifica passerà per legge a società di certificazione professionali. Attualmente, a garantire il controllo della sua situazione economica in questa forma, è il Partito democratico che si affida alla Price Waterhouse Coopers, la stessa società che certifica il bilancio della Banca d’Italia. Da quest’anno, il Pd ha affidato alla società di revisione anche il controllo delle sue strutture regionali cui, da due anni, trasferisce 12 milioni di euro di rimborsi elettorali sui 60 che incassa.
Chi controllerà / La Corte dei conti in pole per sostituire le revisioni soft
Corte dei conti o un’Authority per controllare i bilanci dei partiti? Si lavora soprattutto a questo. Oggi la prassi prevede di approvare il bilancio, sottoporlo al collegio sindacale, inviarlo in Parlamento dove un collegio di revisori nominato dai due presidenti si limita a controllare che i documenti contabili siano conformi ai contenuti previsti dalla legge, senza entrare nel merito di introiti, spese, modalità di investimento. Se le cifre postate sono del tutto false nessuno se ne può accorgere, né tantomeno se ad esse corrispondono adeguate pezze d’appoggio. La Corte o un’autorità indipendente farebbe proprio questo. La Corte già oggi controlla i rendiconti elettorali, con un apposito collegio, quindi ha il know how necessario per estendere le verifiche al bilancio complessivo, come avviene in Spagna.
Bilanci sui siti web / I bilanci delle forze politiche su internet come all’estero
Web, partiti, bilanci, trasparenza. Come avviene all’estero dove ogni partito “vende” la sua situazione finanziaria su Internet, senza occultare nulla. Oggi un gruppo politico ha l’obbligo di pubblicare i bilanci su due quotidiani e sulla Gazzetta ufficiale. La gente dovrà aspettare perché la discovery avviene alla fine dell’anno successivo rispetto all’esercizio di riferimento. L’esempio che arriva da Francia, Inghilterra e Germania è ben diverso: lì i bilanci sono sempre reperibili sui siti delle stesse forze politiche, ma anche su quelli istituzionali. Alla pubblicità deve accompagnarsi un drastico abbassamento della soglia per garantire anonimato ai donatori, dai 50mila euro si passerebbe invece a quota 5mila. L’obbligo della trasparenza non sarebbe indolore. In caso di imbrogli scatterebbe subito la sospensione dei rimborsi elettorali.
Il “bollino blu” / Bilanci con certificazione doc i democratici hanno già iniziato
Espulso dalla vita politica e soprattutto dalle candidature chi è già finito nelle maglie della giustizia. Con due petizioni popolari il leader di Fli Gianfranco Fini chiede che non siano più candidati coloro che sono stati condannati, anche se soltanto in primo grado. L’attuale presidente della Camera propone anche che siano estromessi del tutto dalla pubblica amministrazione tutti coloro che si trovano nella stessa situazione. Sono nuove regole che potrebbero ben rientrare nel ddl anti-corruzione, il quale contiene un articolo dedicato proprio al problema dell’incandidabilità . Da sempre si discute sull’opportunità di inibire l’accesso alla politica e ai suoi palazzi per chi ha già subito una prima condanna, ma i garantisti replicano che fino alla Cassazione l’imputato non può essere considerato colpevole.