Si Impara anche dagli Insuccessi

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Quello che conta è che sia sempre accompagnato da un commento, da una spiegazione, da un consiglio su come rimediare a quel compito o a quell’interrogazione andati male. Bastano pochi minuti, o poche righe, ma sono necessari perché il professore, nel momento in cui dà  il voto, sia davvero un educatore. Perché non venga meno il rapporto tra un ragazzo e il suo insegnante, perché non diventi fragile e banale. Vale per ogni voto — anche un 7 deve essere motivato per non restare «freddo» sulla carta —, tanto più se la cifra è bassa, al di sotto del 4, simile a un giudizio senza appello. Se il voto è basso, ma accompagnato non solo da un perché ma anche da un suggerimento sul che fare per migliorare, allora il professore può anche picchiare duro: è successo a tutti, sui banchi di scuola, di prendere un votaccio. Si parla di frustrazione, ma sono altre le frustrazioni, non certo quella di chi prende un 2 perché non ha studiato e, in coscienza, il brutto voto se lo aspetta. Frustrazione è quando ti prepari, pensi di essere pronto, e invece il 6 non arriva e al suo posto trovi un 5 o un 4.


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