Sì flex, no security

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Il premier: «Dopo l’ok dei segretari conto sulla rapidità  delle camere. La fiducia? deciderà  il Quirinale»La coppia è ormai collaudata. Lui introduce e la incoraggia lodandola, lei spiega. Lui ogni tanto la interrompe per puntualizzare, lei diligentemente rettifica: «Abbiamo usato il metodo non della concertazione, dice il presidente, ma del dialogo…», premette Elsa Fornero. «Dell’ascolto» è ancora meglio, per Mario Monti. «Questo decreto legge…», si confonde la ministra, e il premier subito la riprende. «Disegno di legge, mi correggo, mi correggo», si affretta a chiarire lei. All’indomani della lunga serata di trattativa con i segretari dei partiti che sostengono il governo, una volta trovato l’accordo è bene pesare le parole. E alcune pesano più di altre. Quando la titolare del welfare, nella conferenza stampa convocata a palazzo Chigi, arriva a «quello che volete sapere dall’inizio», cioè «la flessibilità  in uscita», conferma che anche nel caso dei licenziamenti per motivi economici il giudice potrà  decidere il reintegro, se rileverà  la «manifesta infondatezza» di tali motivi. Anzi no, «manifesta insussistenza, mi corregge il presidente, che forse è più forte». Correzione più correzione meno, il governo ha pure deciso di ridurre l’entità  dell’indennizzo per il lavoratore licenziato: non più tra le 15 e le 27 mensilità , ma tra le 12 e le 24.
Sull’«insussistenza» si è dunque raggiunto il compromesso con il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Più di questo, di una remota possibilità  di riottenere il posto per il lavoratore licenziato, il governo non ha voluto concedere. La ministra dice di essersi persino «resa conto sempre di più che il lavoro è un tema che riguarda tutti». Sottolinea che si tratta di una questione particolarmente «sensibile». Riconosce che l’articolo 18 «è stata una grande conquista». Per concludere: «Però il mondo è cambiato». E così si è deciso «lo spacchettamento del 18», dice ancora Fornero, non più grande conquista dei lavoratori ma «alibi» per le imprese che non volevano investire in italia e «ora questo alibi è stato tolto».
Smantellato «il 18», avanti tutta con il lavoro della nuova era, e più in fretta possibile, ripete Monti contando sull’impegno dei leader di partito che dopo gli schiaffoni dell’altra settimana ora sono diventati «autorevoli». E sull’eventuale ricorso alla fiducia il governo consulterà  il capo dello stato, incontrato ieri all’ora di pranzo dal premier e da Elsa Fornero per consegnargli il testo del ddl. Un provvedimento «di rilievo storico», aveva detto Monti aprendo la conferenza stampa, senza nascondere che «si è accresciuta in modo rilevante la flessibilità  in uscita». Si prevedono garanzie, assicura il professore, ma il punto è «la necessità  che i giudici del lavoro non entrino troppo in valutazioni che appartengono alla responsabilità  del datore di lavoro», che dunque sarà  libero di licenziare, salvo il fatto che «i giudici siano lì a tutelare lavoratori che fossero oggetto di licenziamenti ingiustificati di carattere discriminatorio». La ministra fa un passaggio anche sulla riforma delle pensioni giustificandone la «durezza» con il rischio default per l’Italia, ma il premier non esita a affermare che quella riforma è considerata «senza discussione alcuna in America, in Asia e in Europa un punto di avanguardia dell’economia e della società  italiana».
Che poi ora la crisi sia superata e l’Italia «solida», come a tutti era sembrato avesse detto il presidente del consiglio agli investitori cinesi incontrati al Boao Forum, bè, si è trattato di un’allucinazione collettiva: «Quello che ho detto parlando a un pubblico internazionale è che la crisi nell’Eurozona è quasi finita e che l’Italia ha contribuito». Come che sia «non servirà  una nuova manovra», ribadisce il premier.
Dal canto suo, Elsa Fornero, pur insistendo sulla necessità  di spiegare, di far capire, di dialogare, non resiste a qualche rimbrotto ai sindacati. La Cgil che non era d’accordo, la Cisl che – ripete più volte – aveva detto ok e era stato messo pure a verbale ma poi a cambiato idea. E che dire di Angeletti, che vorebbe licenziarla per giusta causa? «Saranno gli italiani a stabilire se il ministro merita il licenziamento». E «soffiare su fuoco si può, ma comporta una grande responabilità », avverte. Per quanto la riguarda, «mi è arrivato un invito dalla Fiom, credo che l’accetterò. Credo che un messaggio positivo possa passare». Il messaggio è che spacchettato «il 18» e tagliati gli ammortizzatori sociali, resta la precarietà  ma, «il contratto tipico – dice Fornero – sarà  il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. A vita? It depends, dipende: attraverso la modifica del 18 non blindiamo più il lavoratore a quel posto di lavoro, non è più suo per sempre, ci può essere un distacco».


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