Scrittori contro il festival dell’inedito “Sbagliato far pagare gli esordienti”

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Mancano ancora 200 giorni al «primo festival mondiale dell’inedito» convocato alla Stazione Leopolda di Firenze con la partecipazione di Comune, istituzioni culturali, RaiRadio 3, case editrici (tra cui Mondadori e Rizzoli) sotto l’egida dello scrittore Antonio Scurati, ed è già  scontro aperto. Prima il blog “Scrittori in causa” ha battezzato “spennacreativi” l’idea di far pagare “dai 130 più Iva ai 600 euro” chi vuole partecipare al sogno di pubblicare (forse) domani e intanto promuoversi con letture pubbliche e stand. Poi la “lettera aperta” di una cinquantina di scritttori (da Giorgio Vasta a Michela Murgia, da Carola Susani a Marco Vichi), ha allargato l’accusa di “fare cassa sui sogni e le aspirazioni di chi scrive” al timore che così si cancelli il filtro della scelta editoriale sul valore letterario delle opere, e chiesto ai promotori «quale idea di cultura intendano sostenere attraverso iniziative del genere». 
Alberto Acciari, dell’agenzia di marketing che organizza l’evento, accusa il colpo e «ascoltato anche da Scurati l’invito a rivedere i costi» blocca l’annuncio sul sito («Stiamo apportando modifiche ai contenuti, presto torneremo on line») ma spiega: «Le case editrici non ce la fanno a leggere tutti i manoscritti ricevuti. Noi vogliamo rispondere al grido di dolore di tutti quelli che vorrebbero un parere sul loro libro. E farlo comunque conoscere». Intanto dopo Pasqua ci sarà  un incontro con gli scrittori che contestano l’iniziativa mentre Marino Sinibaldi, che con Farenheit aveva appoggiato il festival, sta «riconsiderando l’opportunità  di partecipare perché non erano chiare tutte le implicazioni». 
Per Michela Murgia le implicazioni non sono solo economiche: «Sono contraria all’editoria a pagamento, anche se è non è illecita. Ma quello che mi sconcerta è che intellettuali e istituzioni, dei quali presuppongo la buona fede, partecipino a una deriva che considera la voglia di pubblicare un business e azzera lavoro e competenze necessarie». E il diritto degli esordienti di “provarci”? Giorgio Vasta, che ha declinato l’invito di valutare a gettone gli scritti del festival fiorentino e fa invece parte della giuria volontaria del premio per esordienti Calvino (quest’anno la finale è il 4 maggio) vede i due modelli contrapposti: «Il Calvino non prende altri soldi che 60 euro per le spese e non “garantisce” la pubblicazione: solo che se tutto va bene probabilmente i migliori troveranno riscontro. Come è spesso successo».


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