Sappe: “Vogliamo risposte dal Dap, o non lasceremo la piazza!”

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ROMA – “Una cosa è certa: o ci danno delle risposte o non lasceremo la piazza”. Perentoria la posizione di Donato Capece, segretario generale del Sappe, Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria che questa mattina è stato ricevuto insieme ad una delegazione del sindacato da Simonetta Matone, vice capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al termine di una manifestazione di protesta tenutasi ai cancelli del Dap lungo tutta la mattinata. Un centinaio gli agenti provenienti da tutta Italia che, con striscioni e altoparlanti, ha manifestato il disagio della Polizia penitenziaria sotto gli occhi dei dirigenti del Dipartimento in largo Luigi Daga a Roma. “Purtroppo, nella nostra amministrazione le cose non funzionano – ha spiegato Capece – soprattutto per quanto riguarda il problema sovraffollamento e delle gravi carenze di organico che ormai non permettono più di poter garantire la sicurezza almeno al minimo essenziale”. Secondo il sindacato mancano all’appello circa 7mila agenti, mentre dal Dipartimento non sembrano arrivare risposte che possano invertire la tendenza. “L’amministrazione vorrebbe aprire del tutto il carcere di Rieti – ha spiegato Capece – mandandoci altri detenuti ma non sa come fare perché manca il personale. Oggi ci sono 80 detenuti e 40 agenti. Niente rispetto alle capacità  ricettive di quella struttura”. Al vice capo Matone, che si è impegnata a riferire al capo del Dap, Giovanni Tamburino, le richieste del Sappe, oltre alle difficoltà  raccontate dai territori, il sindacato ha fatto sapere di aver già  in programma altre manifestazioni, due regionali e una il 18 maggio, giorno in cui si festeggia proprio la Polizia penitenziaria. “Non abbiamo nessuna festa da fare in queste condizioni – ha detto Capece -, quel giorno faremo sentire le nostre voci”.

Per il sindacato, occorre al più presto un piano di riorganizzazione del personale. “Va recuperato quello utilizzato in compiti non istituzionali e restituiti ai propri compiti – ha dichiarato Capece -. La carenza di organico nuoce su tutto il sistema”. Eppure, ha aggiunto il segretario del sindacato, dal Dap continuano ad arrivare decisioni ambigue proprio su questo tema. “In questi giorni il Dipartimento ha assegnato, con un provvedimento anomalo, dieci unità  togliendole dalle carceri e passandoli al Dap – ha affermato Capece -, andando a rimpinguare questo dipartimento che oggi conta circa 900 agenti, il cui impiego è molto discutibile, con grave disagio per coloro che negli istituti dovranno farsi carico anche del lavoro che queste persone avrebbero dovuto fare”.  La riorganizzazione del personale sul territorio e sua carenza, però, sono solo una parte delle questioni sollevate dal sindacato. Tra le altre problematiche, i mancati pagamenti degli straordinari e delle missioni, una formazione “inesistente” e mezzi per il trasporto dei detenuti a volte in pessime condizioni. “Abbiamo mezzi con 500mila chilometri alle spalle – ha puntualizzato Capece -, una cosa veramente vergognosa. Qualche soldo sul piano carceri c’è, per questo chiediamo di poter utilizzare parte dei fondi per rimettere in piedi i mezzi per i servizi di traduzione”. Fanno discutere anche le scelte pensionistiche attuate dal governo Monti. “I tecnici ci vogliono in pensione a 70 anni”, scrive il sindacato sul volantino di protesta distribuito questa mattina all’ingresso del Dap. “Il ministro Fornero dovrebbe convocarci in questi giorni – ha detto Capece -. Secondo noi, a 67 anni non è possibile continuare a fare servizio”.

 

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