Rimborsi, la maggioranza trova l’intesa

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ROMA — I cento milioni possono attendere. Sull’onda degli scandali e delle pressioni dell’Europa i partiti hanno trovato l’accordo per lanciare un primo segnale di buona volontà : rinviare a dopo il 31 luglio la seconda tranche di rimborsi elettorali, non incassare un euro finché non sarà  approvata la riforma del finanziamento ai partiti. «Sarà  affrontata in una legge che darà  applicazione all’articolo 49 della Costituzione», annuncia Bersani alle otto di sera, soddisfatto per un’intesa «ispirata alle migliori esperienze europee».
Istituzione di una «Commissione per la trasparenza e il controllo», obbligo di certificazione dei bilanci da parte di società  iscritte all’albo speciale Consob, tetto di cinquemila euro per i finanziamenti anonimi di privati e, per scongiurare altri casi-Tanzania, investimenti solo in titoli pubblici italiani. I bilanci saranno online anche sul sito della Camera e i partiti che non percepiscono più i rimborsi saranno soggetti «all’obbligo di rendicontazione fino al loro scioglimento». E chi sgarra (forse) paga. La Commissione per la trasparenza potrà  proporre multe pari «a tre volte la misura delle irregolarità », ma l’ultima parola spetterà  ai presidenti di Camera e Senato. 
In sintesi è questo il compromesso raggiunto da Pdl, Pd e Terzo Polo al termine di un’infuocata riunione che per oltre cinque ore, dalle quattro del pomeriggio, ha impegnato gli «sherpa» delle forze che sostengono il governo. Oggi il premier Mario Monti vedrà  Alfano, Bersani e Casini insieme ai capigruppo, un vertice per valutare l’accordo destinato a diventare legge. I leader lo hanno approvato dopo essersi confrontati con i dirigenti dei rispettivi partiti e saranno loro stessi a firmarlo, per dare più peso politico alle nuove norme. L’intesa sarà  sottoposta anche a Lega e Idv, ma Di Pietro è deluso: «Il solito accordicchio!».
Per velocizzarne l’iter si è scelto di trasformare la riforma in un emendamento al decreto semplificazioni fiscali, che sarà  firmato dai relatori e approvato in commissione Finanze della Camera. Così hanno deciso al tavolo della trattativa Rocco Crimi, Donato Bruno e Massimo Corsaro per il Pdl, Antonio Misiani e Gianclaudio Bressa per il Pd, Gianpiero D’Alia, Benedetto Della Vedova e Pino Pisicchio per il Terzo Polo. La novità  è la trasparenza dei bilanci, che saranno certificati da una commissione composta dai presidenti di Corte dei Conti (che guiderà  l’organismo), Consiglio di Stato e Corte di Cassazione «o loro delegati». Su questo punto il braccio di ferro è stato durissimo. Il Pdl era contrario all’idea di «mettere tutto in mano ai magistrati» e si è battuto per un’authority. Pd, Udc, Fli e Api volevano invece trasferire tutto il potere di controllo alla magistratura contabile. E così, tra le due opposte posizioni, è saltata fuori la mediazione di un ente terzo composto da alte personalità  istituzionali. La «task force» avrà  i pieni poteri di supervisione e sanzione ed entrerà  in funzione subito, per analizzare i bilanci del 2011.
L’altra questione cruciale che ha surriscaldato il tavolo è il finanziamento. Ridurre o no il fiume di denaro che affluisce nelle casse delle forze politiche? E di quanto? Pino Pisicchio, Api, promette che «a maggio i tagli si faranno davvero». Intanto però la questione è stata rinviata, perché i leader hanno concordato sulla necessità  di approvare subito almeno i principi fondamentali. Il nodo dei rimborsi sarà  dunque affrontato a maggio con l’articolo 49 della Costituzione, in discussione alla Camera in commissione Affari costituzionali. 
«Nessuno può permettersi di scherzare, questa volta ogni ritardo potrebbe essere letale e dobbiamo dare un voto entro questa settimana» spiega la fretta il vicesegretario del Pd, Enrico Letta. Toni drammatici, come lo sono le notizie di cronaca. «Ma non accetto che si continui a spargere fango su tutti — è il monito di Bersani —. In tutto il mondo l’attività  politica è finanziata e se si pensa di distruggere un concetto basico della democrazia, si andrà  sul duro». E Casini rafforza il concetto: «Non tutti i politici sono ladri». Lorenzo Cesa intanto annuncia che dal 2011 in avanti i bilanci dell’Udc saranno certificati da «una delle più importanti società  di revisione». Angelino Alfano non teme controlli perché i conti del suo partito «sono in regola». Ma il Pdl non vuol rinunciare alla rata di finanziamenti in arrivo, Berlusconi ha chiesto ai suoi di spingere piuttosto sulla necessità  di un sistema di controlli. «Rinunciare ai rimborsi è tecnicamente molto complesso — ragiona il vicecapogruppo alla Camera, Massimo Corsaro —. Potrebbero esserci problemi di legittimità  costituzionale…». Eppure l’idea comincia a far breccia. Il congelamento dei rimborsi piace al vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd) e all’ex ministro Franco Frattini (Pdl). E Beppe Grillo annuncia che non ritirerà  la propria quota.


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