Riflettori sui Cie
Q uando un anno fa il governo Berlusconi decise di prevedere la possibilità di «trattenimento» fino a 18 mesi dei migranti nei Cie Centri di identificazione ed espulsione , come Forum Immigrazione del Pd lanciammo l’appello «Fuori gli innocenti dal carcere». Sostenuti da l’Unità raccogliemmo migliaia di firme di tante persone indignate. In quell’occasione promuovemmo insieme ad altre organizzazioni la campagna «LasciateCIEntrare» in cui denunciavamo una circolare amministrativa che impediva l’accesso a queste strutture alla stampa, negando de facto ai cittadini italiani di essere informati correttamente. L’aberrazione di un atto amministrativo che negava un diritto costituzionale era solo l’ennesimo provvedimento liberticida e illiberale di quel
governo sul fronte dei migranti.
A distanza di quasi un anno e con un governo diverso da quello di allora, la campagna riparte. Dal 23 al 28 aprile visiteremo con deputati e senatori diversi Cie, per riproporre all’attenzione dell’opinione pubblica e del Parlamento una realtà poco conosciuta. I Cie purtroppo continuano ad essere luoghi nei quali alcuni diritti umani e civili sono sospesi. L’uso della parola «trattenimento» in riferimento ai migranti presenti in questi luoghi è da interpretare, nella realtà dei fatti, come detenzione. Basti pensare che alle persone «trattenute» non è consentito di uscire, né di circolare liberamente all’interno della struttura. Una pesante limitazione della propria libertà alla quale si somma la consapevolezza di non aver commesso reati contro persone o patrimonio.
Una condizione frustrante, quella di essere innocenti ma carcerati. A rendere ancor meno tollerabile questa situazione, sono le minori garanzie rispetto a quelle riconosciute alla popolazione carceraria propriamente detta: si è detenuti senza aver avuto un processo con relativa condanna; l’assistenza legale e quella sanitaria sono spesso carenti rispetto agli standard carcerari; senza dimenticare che non sono concesse visite esterne di amici o parenti. Un Cie dovrebbe sulla carta servire a «trattenere» un cittadino straniero irregolare ai fini della sua identificazione e della sua eventuale espulsione. Il tutto in tempi brevi e in condizioni rispettose della sua dignità umana e dei suoi diritti. Attualmente, si trovano in queste strutture tipologie di migranti diverse da quelle previste. Fra questi, molti potrebbero aver diritto allo status di rifugiato o, come nel caso delle donne vittime di tratta o di violenze, dovrebbero essere accolte in strutture protette di ben altra natura. A questi si aggiungono anche i minori, che non dovrebbero neanche passare in questi luoghi. Infine esistono casi assurdi ma reali, di ragazzi nati o cresciuti in Italia che a causa della perdita di lavoro dei genitori finiscono reclusi come fossero migranti entrati clandestinamente in quella che invece è la loro patria adottiva. Se tante vicende sono state conosciute e molti singoli casi risolti è per merito dell’importante lavoro di assistenza legale svolto dalle organizzazioni per i diritti umani e da tante associazioni di volontariato.
Con questa campagna richiameremo l’attenzione delle istituzioni su questo tema con l’obiettivo di arrivare al superamento dei Cie. Come Forum Immigrazione riteniamo che bisognerà arrivare a una nuova Legge che chiuda l’era della Bossi-Fini e che abolisca il «pacchetto» sicurezza Maroni, che istituendo il reato di clandestinità ha contribuito a riempire di persone senza colpe i Cie, rendendoli carceri extra ordinem. *(coordinatore Forum immigrazione del Pd)
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