by Editore | 2 Aprile 2012 7:08
PALERMO – Il parroco della chiesa Madonna di Lourdes, nel quartiere Zisa, non ha potuto far altro che invitare i fedeli a pregare: a ventiquattr’ore dalla domenica delle Palme, per raggiungere l’ingresso bisognava scavalcare una montagna di spazzatura. Nella zona della stazione centrale, invece, una parete di sacchi neri alta quattro metri lambisce una scuola media. E stamattina sarà dura per gli impiegati del Teatro Massimo raggiungere la propria scrivania: il portone degli uffici è assediato dai rifiuti. A Palermo è di nuovo emergenza immondizia: a pochi giorni dal ponte di Pasqua sulle strade ci sono duemila tonnellate di spazzatura. Federalberghi e Confindustria lanciano l’allarme: «I turisti sono in fuga».
Nei mercati storici di Ballarò, del Capo e della Vucciria residenti e ambulanti danno fuoco ai sacchi accatastati. In periferia alcune famiglie hanno dovuto attendere l’arrivo della pala meccanica per aprire il portone di casa.
Per ripulire Palermo prima di Pasqua, l’Amia – la società in amministrazione straordinaria che si occupa della raccolta – ha messo in campo sei pale e due “ragni”. Ma i mezzi meccanici sono pochi e la società conta soprattutto su decine di braccia: da due giorni gli spazzini della controllata Essemme hanno lasciato in ripostiglio scope e palette e sono andati a raccogliere a mano i sacchi dell’immondizia insieme con i netturbini. Con buona pace dei cestini gettacarte stracolmi ovunque. «Contiamo di farcela entro venerdì», assicura l’azienda. Ma ieri – in un domenica calda e assolata – palermitani e turisti con fotocamera al collo hanno fatto la gimcana tra l’immondizia. I rifiuti assediano periferie e centro storico: chiese, musei, piazze storiche, dalla Cattedrale al prato sul mare.
Ma cosa è successo? Perché la città si è ritrovata in piena emergenza a pochi giorni da Pasqua? La settimana scorsa è bastato che i commissari che guidano l’azienda ventilassero l’ipotesi di pagare solo a metà gli stipendi di marzo per fare scattare una protesta selvaggia. Gruppi di netturbini hanno organizzato picchetti davanti alle autorimesse impedendo ai compattatori di uscire. Due giorni di stop totale e quattro di assemblee che hanno praticamente azzerato il servizio. Una protesta sproporzionata – lo stipendio di marzo è stato poi pagato per intero – che ha però mandato la città al collasso.
Il prefetto Umberto Postiglione e il commissario del Comune, Luisa Latella, davanti ai vertici Amia hanno battuto i pugni: «Perché, se gli stipendi sono stati pagati per intero, Palermo è in ginocchio?». Se lo è chiesto anche la Procura che ha aperto un’indagine per interruzione di pubblico servizio, violenza privata ma anche per danni alla salute pubblica. Tanto più dopo l’allarme lanciato dall’Ordine dei medici sul rischio di epidemie.
Nella città che tra un mese voterà per eleggere il nuovo sindaco, quella dei rifiuti è una delle partite più delicate: sull’Amia, che dal 2007 ha accumulato oltre 200 milioni di debito, aleggia lo spettro della privatizzazione. L’azienda è in guerra con il Comune: chiede più risorse per fermare le perdite, ma l’amministrazione frena. E intanto una nuova emergenza è dietro l’angolo: la discarica di Bellolampo è quasi satura.
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