Rcs, Rotelli sale ancora e diventa primo azionista

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MILANO – Giuseppe Rotelli gioca d’anticipo e con 53 milioni si assicura la poltrona di consigliere di minoranza, e ascende a primo azionista di Rcs. L’imprenditore degli ospedali, che di recente ha tolto dai guai il San Raffaele e lo ha rilevato pagando 405 milioni, in 48 ore ha chiuso con la famiglia di immobiliaristi romani Toti, rilevando il loro 5,24%, da tempo ritenuto non più strategico e potenzialmente in vendita.
Il corrispettivo, che sarebbe stato trovato senza ricorso a finanziamenti esterni, valorizza circa 1,4 euro le azioni, il doppio della Borsa, ma il ridotto flottante di Rcs avrebbe impedito di raccogliere presto e bene una quota simile in Borsa (giovedì il prezzo è salito del 21% solo per le novità  sulla governance e l’uscita rumorosa dal patto parasociale di Diego Della Valle). Soprattutto, si dice dietro le quinte, Rotelli non voleva correre il rischio di un blitz di Mister Tod’s sulla “sua” governance in Rcs, quella riservata al primo azionista di minoranza: un consigliere (Rotelli stesso) e il presidente del collegio sindacale (il suo legale di fiducia, avvocato Giuseppe Lombardi). Sembra, infatti, che Della Valle, da tempo desideroso di arrotondare il suo 5,4% in Rcs, avesse sondato i Toti, per raddoppiare, e insidiare Rotelli nel voto assembleare del 2 maggio. Sarebbe questa ipotesi, montata negli ultimi giorni dopo l’uscita di Della Valle dal patto, a indurre Rotelli a un’offerta ghiotta ai Toti (che comunque avevano pagato più di 4 euro le azioni Rcs, ma negli anni le avevano anche svalutate, quindi ora non patiranno minusvalenze). Vicino a Rotelli, si dice che continua a credere nell’editoria, e al fatto che il gruppo del Corriere della Sera, se ben gestito, possa dare buoni risultati.
Puntualmente, un quarto d’ora dopo la nota del suo blitz compratore, Rotelli ha diffuso quella della sua lista di nomi per il prossimo cda. Con lui capolista, ci sono Attilio Guarneri, Carlo Cerami e Alberto Mingardi, e ancora Lombardi per la carica di sindaco. L’elezione di Rotelli e di Lombardi è praticamente sicura, anche perché, nonostante l’accordo si perfezionerà  dopo il 2 maggio per alcuni vincoli posti dalle banche finanziatrici del venditore, c’è un’intesa che garantisce i diritti di voto a Pandette srl, la società  compratrice. Gli altri 11 posti del nuovo cda a numero dimezzato, invece, andranno alla lista messa a punto mercoledì dal patto Rcs, che ha dimezzato i membri del consiglio, nominato degli indipendenti di fiducia e chiesto un passo indietro ai soci pattisti, salvo due (Carlo Pesenti e Paolo Merloni). Uno schema ideato dagli azionisti Mediobanca e Fiat e votato da tutti gli altri, ma rifiutato da Della Valle che ha lasciato il patto con taglienti critiche a John Elkann, Renato Pagliaro e Giovanni Bazoli. «Non ho assolutamente niente da replicare a Della Valle – ha detto Elkann, presidente di Fiat –. Mi sembra che il mercato abbia approvato in maniera molto forte il cambiamento, questo è molto incoraggiante anche per trovare un ad all’altezza del compito di guidare Rcs». Una sottolineatura che cela l’insoddisfazione per le performance del gruppo di Via Solferino. E che ha portato l’agenzia Asca a confrontare i profitti dei maggiori editori italiani da un decennio: Rcs tra 2002 e 2011 totalizza 215 milioni di utili netti, con ricavi (2011) di 2 miliardi. Mondadori nel decennio ha profitti totali di 824 milioni, con un fatturato 2011 di 1,5 miliardi. L’Espresso nel decennio ha guadagnato 660 milioni, con ricavi 2011 di 890 milioni.


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