by Editore | 6 Aprile 2012 6:40
MILANO – Effetto nuova governance o boom speculativo? Le novità sui vertici di Rcs accendono gli animi degli investitori, che ieri hanno raccolto il titolo, scarso di flottante, con volumi decuplicati rispetto alla media e prezzi crescenti fino a 0,75 euro, +20,86% dalla vigilia.
Due sono le possibili interpretazioni, poco conciliabili tra loro e collegate alle due anime che si sono scontrate nel patto di sindacato di lunedì e mercoledì, che ha portato all’uscita polemica dall’accordo di Diego Della Valle (azionista con il 5,6%). «Il segnale che viene dal mercato è positivo e ci incoraggia a proseguire sulla strada che abbiamo imboccato», ha commentato il presidente della Fiat, John Elkann, che con Mediobanca guida il partito dei “rinnovatori”, che ha perorato la riduzione da 21 a 12 dei futuri consiglieri dell’editoriale, la scelta del nuovo presidente Angelo Provasoli e il passo indietro dei maggiori azionisti dal board. L’altra lettura della performance borsistica, invece, è legata all’addio dall’imprenditore marchigiano di Tod’s: «La battaglia continua – ha detto mercoledì in un’intervista a Repubblica – e con le mani libere. Prima ero vincolato ad accettare anche decisioni che non condividevo, ora vado avanti: da persona che dove va compra, continuerò la mia strada».
Tuttavia quegli osservatori di cose borsistiche o editoriali che sospettano un raid di Della Valle a presentare una lista di minoranza per il board, resteranno delusi. Scade domani, infatti, il termine per depositare le liste per far votare in assemblea il 2 maggio un consigliere di minoranza e il presidente del collegio sindacale. Ma l’imprenditore della moda, anche se si è detto intenzionato ad arrotondare il suo 5,6%, non pare in procinto di presentare una propria lista che possa battere quella di Giuseppe Rotelli. L’imprenditore delle cliniche, detentore fuori patto dell’11,4% del capitale, è già consigliere di minoranza e potrebbe esserlo ancora, dato che si accinge a presentare una propria lista. Anche le ipotesi di “scalata”, paventate da qualche operatore, potrebbero scontrarsi con la realtà dei numeri: il flottante reale del titolo è ridotto a circa il 12%, poiché oltre al 58,1% del patto (che ha un altro 2% fuori patto) c’è un 5,1% a testa dei Benetton e dei Toti, e altri pacchetti assegnati. Ieri è passato di mano lo 0,4%.
Quanto alla nuova governance, prosegue la ricerca del prossimo amministratore delegato che sostituirà Antonello Perricone. Il patto ha dato mandato ai selezionatori di Spencer Stuart di proporre una lista breve di manager dell’industria dei media entro due/tre settimane. Ma non sembrano trovare riscontri i nomi spesi finora, come l’ex Sky Laura Cioli, l’ex Rcs Giorgio Valerio, l’ex Rcs e Sole 24 Ore Claudio Calabi.
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