Rapinatrice uccisa La folla applaude l’orafo in barella
MONTE URANO (Fermo) — Prima il sangue e la morte. Poi gli applausi e le urla della gente in strada.
Il sangue e la morte appartengono a Rosa Donzelli, 36 anni, napoletana, capelli lunghi, lineamenti marcati, entrata ieri mattina in un’oreficeria con due complici e freddata da 3 colpi al petto sparati dal titolare del negozio, Francesco Cifola, 51 anni, mentre stava fuggendo con un borsone pieno di gioielli. Gli applausi sono quelli della gente di Monte Urano, quando ormai i banditi erano lontani, alla vista della barella sulla quale era steso l’orafo sparatore, ferito alla testa e con un braccio fratturato: grida e incoraggiamenti dalla folla radunata davanti al negozio, frasi irripetibili all’indirizzo dei rapinatori («Bestie da eliminare… », tra le meno forti), con i carabinieri quasi disorientati di fronte a quell’ondata di rabbia, figlia di una paura sottile. Ora è caccia ai malviventi in queste campagne marchigiane dove da tempo non si ricordavano rapine così violente. Francesco Cifola, scapolo e senza figli, si riprenderà presto dalle ferite, ma quei terribili 20 minuti segneranno per sempre la sua vita: «Mi ha detto — racconta il sindaco pd Francesco Giacinti — che ha sparato d’istinto, convinto che quei tre avrebbero ucciso lui e suo padre».
Ora dovrà spiegare molte cose alla Procura e rischia un’incriminazione per eccesso di legittima difesa. La rapinatrice uccisa, che viveva da poco in un residence a Porto Sant’Elpidio, era disarmata. I suoi complici impugnavano pistole a salve, simili a scacciacani, mentre l’arma con la quale ha sparato Cifola (una pistola a tamburo) era regolarmente denunciata.
Una banda di quattro. Due uomini e due donne. Italiani, dalle prime testimonianze, con un forte accento napoletano. Oltre a Rosa Donzelli, rimasta sull’asfalto, una seconda rapinatrice è stava vista al volante dell’auto fuggita con i due complici dopo la rapina. Il colpo è stato preparato nei dettagli.
A Monte Urano, 8.500 anime nel Fermano, metà delle quali lavora nelle aziende calzaturiere, ci sono due gioiellerie, ma i banditi hanno scartato quella in piazza della Libertà , con scarse vie di fuga, preferendo l’oreficeria Cifola, in via dei Patrioti. Poco prima delle 10, due uomini e Rosa Donzelli sono entrati a volto scoperto, fingendosi clienti. Uno di loro ha estratto una pistola, ha colpito al capo Cifola, gli ha legato i polsi e gli ha intimato di rivelare il numero della cassaforte. Il negoziante è riuscito a premere il pulsante dell’allarme collegato con il cellulare del padre Duilio, 77 anni.
Da quel momento, la rapina ha assunto un’altra dinamica. L’anziano, che era in casa, è corso davanti al negozio: «Dall’esterno — racconta — ho visto mio figlio sanguinante e uno dei banditi che, dall’interno, mi ha puntato la pistola addosso, dicendomi di entrare». Duilio si è allora aggrappato alla maniglia, cercando di impedire al malvivente di aprire la porta. «Gli ho schiacciato una mano, sentivo che gridava: “Vi ammazzo tutti e due”… ». La situazione è precipitata. La maniglia a cui era aggrappato Duilio ha ceduto all’improvviso e l’uomo è caduto in mezzo alla strada, attirando l’attenzione di alcuni clienti di un vicino bar.
La banda si è allora data alla fuga ed è stato in quell’attimo che l’orafo Francesco, al quale i malviventi avevano liberato i polsi per farsi aprire la cassaforte, ha preso la pistola e ha sparato contro Rosa Donzelli, che stava fuggendo con il bottino. La donna è crollata a terra davanti alla vetrina, mentre i suoi complici fuggivano sull’auto guidata dalla seconda rapinatrice della banda. Poi sono arrivati i carabinieri. Poi la gente. E gli applausi davanti al cadavere di Rosa, la bionda della banda.
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