Quelli che internet non basta «Guardiamoci negli occhi»

by Editore | 29 Aprile 2012 9:51

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Ma fra i 1.400 intervenuti all’assemblea del soggetto politico nuovo Alba, una serie di trenta videointerviste realizzate da Saverio Tommasi segnala in tempo reale che una metà  degli interpellati è venuta al Mandela forum in cerca di qualcosa che l’attuale panorama dei partiti non offre. Mentre l’altra metà  voterebbe «il meno peggio». Che può essere Sinistra ecologia libertà  oppure Rifondazione comunista. Ma anche il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, come rivela Mery Pozzi, marchigiana: «Sì, guardo con interesse ai grillini. Ma sono venuta all’assemblea perché spero che da qui esca qualcosa di nuovo, e perché mi sembra che questo sia un luogo ‘aperto’, che offre a tutti la possibilità  di esprimersi».
Nell’ascoltare i «comuni cittadini», quelli che non fanno parte di formazioni politiche e che sono arrivati a Firenze sull’onda del dibattito avviato sulle pagine del manifesto, viene fuori che si tratta di persone interessate alla politica anche se sfiduciate dall’attuale stato di cose. Potenziali elettori che si definiscono non solo di sinistra ma in qualche caso anche di un centrosinistra più largo, e che nell’appuntamento al Mandela forum hanno scorto la possibilità  di un «qualcosa» che smuova l’attuale panorama della politica italiana. Invariabilmente spiegano: «Siamo qui per capire». E anche per vedere di persona, in faccia, quelli che sono un po’ come loro. Frammenti di un popolo di sinistra che non si chiude in casa di fronte alla crisi ma sceglie di partecipare. Di prendere parte. E di riconoscersi. 
A essere in minoranza sono invece i giovani, gli under 30. «L’età  media dei presenti va dai 40 ai 60 anni – osserva Alessandra – i giovani sono pochi, e questo è un dato che deve essere tenuto presente». Lei, fiorentina cinquantenne, di mestiere è educatrice di ragazzi e ragazze dai 16 ai 18 anni, e questo le permette di offrire una chiave di lettura. Parziale ma per molti versi attendibile: «Sono cresciuti all’interno di un modello, imperante, secondo cui tutto deve servire a qualcosa. E ai loro occhi la politica non serve, così come non serve studiare la storia o altre materie che non offrono una immediata, ancorché potenziale, utilità . Va a finire che non sanno cosa sia il 25 aprile, né cosa sia accaduto in Italia nella seconda guerra mondiale e negli ultimi sessant’anni di storia repubblicana». Non è soltanto perché non hanno saputo nulla dai genitori o dagli insegnanti, anzi credo che i ‘grandi’ ci provino a spiegare. Ma su di loro queste spiegazioni sembrano scorrere come acqua sulla roccia: pensano sia roba passata, vecchia, fondamentalmente inutile, almeno nella loro accezione del termine ‘utile’». Dal canto suo, Alessandra spiega di essere qui «perché tenere un blog o essere su facebook è bellino, divertente, anche interessante. Ma alla fine le devi vedere le persone che condividono alcuni tuoi interessi. Bisogna riconoscersi. Perché tutte le cose hanno un nome, e anche un biografia».

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