Quegli angeli custodi di Obama caduti in un giro di prostitute
WASHINGTON — Forse sarà stato un modo per allontanare lo stress che accompagna il loro lavoro. Prestigioso ma faticoso: ogni giorno agiscono nella «bolla», l’apparato che protegge «Renegade», il Rinnegato, nome in codice che identifica Barack Obama. O magari pensavano che non ci fosse nulla di male nell’agganciare delle bellezze colombiane a pagamento. Ma il contatto scorta/escort è stato fatale ad una dozzina di uomini del Secret Service, l’agenzia che protegge il presidente Usa. Un’intera squadra, in missione a Cartagena dove era atteso il numero uno statunitense, è stata rimandata in patria. Tutti sono sotto inchiesta e potrebbero perdere la «stella», il distintivo che ognuno di loro porta nella giacca. Consegnati in caserma, invece, 5 militari di supporto accusati di «condotta inappropriata».
I fatti. Il Secret Service ha spedito a Cartagena un’avanguardia per studiare il «teatro». A muoversi sono i membri del Cat (Counter Terror Assault Team), unità terrorismo che non va troppo d’accordo con i colleghi della scorta. Quest’ultimi sono conosciuti per la «disciplina ferrea», gli altri per i metodi decisi: «Lavorano duro e giocano duro». E, mercoledì, alla fine di una giornata intensa vogliono divertirsi. I camerieri dell’Hotel Caribe — dove dormono durante il soggiorno colombiano — ricordano «le abbondanti bevute». Però non c’è solo quello. Nell’hotel arriva un plotone di prostitute che si disperde nelle stanze di quelli del Cat. Solo che al momento di pagare un agente si rifiuta di farlo. Esplode una lite nei corridoi dell’albergo. Dalle camere escono militari e 007. Urla, parolacce, insulti. In una parola: un casino. Tocca alla polizia colombiana riportare l’ordine. Difficile che la storia possa restare a lungo «coperta». Infatti vola, fino negli Usa, a Ron Kessler, giornalista autore di un libro sul Secret Service, che la passa al suo ex quotidiano, il Washington Post. Venerdì sera esplode «il più grave scandalo dell’agenzia». Anche la Casa Bianca è in difficoltà e nel pomeriggio di ieri esce allo scoperto per ribadire la «fiducia» nel servizio. Gli esperti sottolineano la caduta nel comportamento di uomini — alcuni dei quali sposati — che sanno di aver grandi responsabilità . Frequentando delle prostitute possono essere ricattati. Dal comando tentano di parare il colpo — durissimo — e precisano che la sicurezza del presidente non è stata mai compromessa. Per due ragioni: 1) il pasticcio è avvenuto prima del suo arrivo a Cartagena per il vertice delle Americhe; 2) l’agenzia ha un numero doppio di agenti rispetto alle esigenze. E dunque gli «angeli neri» sono stati subito rimpiazzati.
Il Secret Service, sulla difensiva, promette severità con chi ha sbagliato, poi ribadisce che i suoi funzionari sanno che non sono ammesse deroghe nel codice di condotta. Ancora meno se si trovano in realtà particolari come quella colombiana. Nel Paese agiscono organizzazioni in grado di far male. Dalle potenti gang criminali ai guerriglieri delle Farc. E, infatti, il summit è stato «salutato» dall’esplosione di due ordigni. È un posto dove stare con gli occhi aperti, evitando situazioni compromettenti.
Sono tutte cose che gli agenti dovrebbero conoscere. Li addestrano — duramente — perché siano pronti. E da quando c’è Obama alla Casa Bianca il lavoro è aumentato perché sono cresciute le minacce: una cadenza di 30 al giorno. Del resto il servizio, creato nel 1865 con l’incarico di combattere la contraffazione del dollaro, è stato testimone di molti attentati. Diversi presidenti sono caduti sotto il fuoco degli attentatori. E decine di volte si sono verificate situazioni di pericolo. Un rapporto uscito nel 2003 elencava almeno 93 «violazioni». Da quelle serie — come il matto lanciatosi con un piccolo aereo contro la Casa Bianca nel 1994 — agli imbucati ai ricevimenti ufficiali.
Quelli del Secret devono badare a tutto. Guidare la «Bestia» — la gigantesca limousine che scarrozza Obama —, fare da cordone durante le uscite pubbliche, proteggere la «prima famiglia», il vice Biden, i candidati nella corsa presidenziale e le delegazioni ufficiali. Di solito svolgono in modo eccellente i loro compiti anche se non sono mancati casi — limitati — di funzionari finiti nei guai. Gli agenti sono davvero ombre. Memorabile un episodio che ebbe come protagonista Lyndon Johnson. Il presidente ha un bisogno impellente. Ordine di fermare l’auto sul ciglio della strada e scende per fare la pipì, seguito da un agente che si piazza vicino. Ma una brezza dispettosa coinvolge lo 007. «Signore, la sta facendo sui miei pantaloni», lo avverte l’agente. Il texano Johnson risponde a tono: «Lo so, ma questa è una mia prerogativa».
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