Québec, studenti in lotta per l’aumento delle tasse

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E davvero, oggi la capitale della provincia a larga maggioranza francofona del Canada è al centro di uno scontro durissimo per la decisione del governo del Québec di aumentare le tasse universitarie del 75 per cento nell’arco di cinque anni. 
In sciopero dall’inizio di febbraio, gli studenti degli atenei di Montréal hanno organizzato nella notte tra mercoledì e giovedì una grande manifestazione alla quale hanno partecipato alcune decine di migliaia di giovani, ma anche di docenti e famigliari, e che – partita in modo relativamente calmo – è stata dichiarata illegale dalla polizia, dopo che alcuni casseurs avevano preso a sassate le macchine delle forze dell’ordine. 
Così pesante il bilancio finale (ottantacinque arresti, macchine e negozi danneggiati) in una città  abitualmente piuttosto tranquilla, che il sindaco della città , Gérald Tremblay, ha lanciato giovedì un appello al negoziato, affermando che a essere in gioco, in questi giorni, è la pace sociale non soltanto di Montréal, ma dell’intero Québec. Un negoziato, in effetti, sembrava già  essere stato avviato nei giorni scorsi, prima della manifestazione di mercoledì, ma la ministra dell’educazione, Line Beauchamp, aveva deciso di escludere dal tavolo delle trattative proprio l’organizzazione studentesca più attiva, CLASSE, accusata di non avere rispettato la «tregua» richiesta dalla ministra stessa e di non avere condannato in termini sufficientemente espliciti una irruzione negli uffici della stessa Beauchamp, qualche settimana fa. Per questo, anche le altre associazioni di studenti avevano abbandonato il tavolo, in segno di solidarietà .
E per dimostrare che non saranno certo gli arresti (sono ancora nove attualmente gli studenti detenuti) a interrompere la protesta, giovedì sera si è tenuta a Montréal una nuova manifestazione che si è conclusa senza scontri. Ma il clima in città  resta teso. I quadratini rossi di carta, simbolo dell’adesione al movimento universitario, si moltiplicano sui baveri di uomini e donne che non sono direttamente coinvolti nell’aumento delle tasse universitarie, ma che non amano le politiche neoliberiste del premier Jean Charest, il quale, da parte sua, commenta sprezzante: «Il dialogo non si farà  al prezzo della violenza in Québec». 
Ironica la replica degli studenti che nella manifestazione di giovedì inalberavano in tanti un cartello: «Négocie, Ostie!» (che si può tradurre alla lettera: «E negozia, ostia!»). Quadratino rosso bene in vista sulla giacca, Pauline Marois del Parti Québécois, all’opposizione, ha chiesto giovedì una moratoria sull’aumento delle tasse universitarie: «È ora che il primo ministro faccia un gesto, e la sola cosa da fare è mettere fine al conflitto e sospendere gli aumenti».


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