“Troppi scandali con quei soldi La Corte dei Conti è pronta a controllare i bilanci dei partiti”

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ROMA – Prova «dolore» nel leggere le cronache di questi giorni e nel vedere «il disprezzo per il pubblico denaro» e si dice pronto, da presidente della Corte dei conti, a controllare i bilanci dei partiti. Luigi Giampaolino non vede neppure ostacoli di natura costituzionale, pure da molti paventati, perché «da tempo Consulta e Cassazione hanno stabilito che ciò che conta è la natura pubblica delle risorse». Con Repubblica boccia l’ipotesi di ricorrere a un’Authority e quella di far certificare i bilanci dei partiti da apposite società .

È un coro perché si affidi a voi il controllo sui bilanci dei partiti. Sì o no? Non è forse l’ultima spiaggia della politica? «L’idea è senza dubbio positiva, dal momento che s’inquadra nell’attuale disegno costituzionale che definisce la Corte dei conti come organo ausiliario del Parlamento e del governo. Il controllo sui bilanci dei partiti attuerebbe questa funzione ausiliaria in favore del Parlamento da parte di una magistratura neutrale e indipendente, provvista dell’adeguata professionalità . In ogni caso, non credo si possa parlare di ultima spiaggia della politica. La politica, come intima dimensione spirituale dell’uomo, non avrà  mai un’ultima spiaggia: essa potrà  assumere forme ed andamenti diversi, ma vivrà  sempre, come strumento per il perseguimento del bene dell’uomo e della comunità ».

Trova indispensabile che si accentuino i controlli dopo le inchieste su Lusie Lega? «Senza dubbio è opportuno creare un sistema di verifiche che dovrebbero limitarsi agli aspetti connessi all’uso di pubbliche risorse, senza mai divenire invasive rispetto alla vita dei partiti, per i quali la Costituzione pone solo il limite del “metodo democratico”». Che impressione ha avuto leggendo i resoconti giornalistici? «Sui fatti ancora oggetto di accertamento da parte della magistratura preferisco non pronunciarmi. Parlando però in via assolutamente generale, non posso nascondere il mio dolore di fronte ad alcuni fenomeni che da tempo caratterizzano la vita pubblica nazionale: il disprezzo del pubblico denaro, l’inveterato convincimento che dello stesso se ne possa fare l’uso che se ne vuole, se non, addirittura, uno privato». Se dovesse fare una scala di priorità  delle nuove norme da varare cosa metterebbe al primo posto tra prescrizione più lunga, nuovi reati di corruzione, stretta sui fondi ai partiti? «Se mi si consente, risponderei, paradossalmente, nessuna di queste. Quel che è veramente urgente è una riforma della vita pubblica che metta al centro il rispetto delle regole e il ripristino della rete di controlli necessari a farle rispettare. In tal modo, si potrebbero non solo combattere ma, addirittura, prevenire taluni illeciti e, cosa ancor più importante, avviare quel percorso di rafforzamento della morale civica senza la quale nessuna lotta al malaffare potrà  mai essere proficuamente attuata». È possibile sottoporre al vostro controllo forze politiche di natura giuridica privata? «La natura privata di un ente, come da tempo hanno affermato sia la Consulta che la Cassazione, non è un limite per l’esercizio del controllo e della funzione giurisdizionale della Corte dei conti. Quel che veramente rileva è che le risorse utilizzate siano pubbliche o, comunque, finalizzate a interessi pubblici. In ogni caso, il nostro controllo non potrà  che essere di tipo contabile e volto ad assicurare la corretta gestione delle risorse, senza mai impingere in valutazioni di merito sulle scelte discrezionali che spettano solo ai partiti».

La Corte controlla già  i rendiconti elettorali dei partiti.A Costituzione invariata, l’analisi può essere estesa? «A quanto ho già  detto occorre aggiungere che, in ogni caso, i suddetti compiti (analisi finanziaria, riscontri di parametri di legittimità , eccetera) affidati alla Corte vengono esercitati in funzione ausiliaria rispetto al Parlamento, che rimane l’arbitro finale di ogni decisione».

Sottoporre i partiti al vostro controllo non darà  l’impressione di un perenne e pesante commissariamento aggravando la loro immagine già  compromessa? «Il controllo della Corte, nel modo che ho descritto e che è conforme alla Costituzione, non potrebbe mai dare luogo ad alcuna forma di commissariamento ma, semmai, di collaborazione con le Camere». S’ipotizza, in alternativa a voi, di creare un’Authority ad hoc, o utilizzarne una già  esistente. Mettere sullo stesso piano la Corte con un’Authority non è una deminutio per voi? «La Corte, in quanto magistratura le cui funzioni sono previste dalla Costituzione, non teme, né si fa carico di eventuali “deminutio”. La previsione di un’Autorità  ad hoc,a partei problemi costituzionalie amministrativi che si porrebbero, potrebbe costituire un rimedio peggiore del male.

Basti pensare all’ulteriore e inevitabile appesantimento burocratico che ne conseguirebbe, al pericolo d’improvvisazione ed impreparazione, nonché ai gravi costi finanziari. L’attribuzione, poi, a una Autorità  già  esistente mi sembra difficile da configurare e, in ogni caso, darebbe comunque luogo a disfunzioni ed inefficienze». Come giudica il fatto che, peri partiti, si invochi in modo corale il vostro intervento, mentre per il pareggio di bilancio sarà  costituito presso le Camere un organismo cui attribuire, come recita la norma già  passata a Montecitorio, «compiti di analisi e di verifica degli andamenti della finanza pubblica e di valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio»? «È un’incongruenza, dalla Corte rispettosamente ma fermamente denunciata in varie sedi. Non si comprende, in verità , la natura di un “organismo indipendente”, istituito presso le Camere, sulla cui stessa attività  (la legge di bilancio) dovrebbe poi esprimere proprie valutazioni. La scelta discrezionale del legislatore darebbe luogo anche ad altri inconvenienti, come l’assenza di sanzioni in caso di mancato rispetto delle regole. La scelta più rigorosa di affidare l’osservanza delle regole di bilancio a un organo terzo, qual è la magistratura contabile, verrebbe valutata positivamente dagli altri paesi dell’Unione e dalla comunità  internazionale».

Non si determinerà  un’evidente sovrapposizione tra le competenze della Corte e quella di questo nuovo organismo? «Verosimilmente, è possibile che si verifichino. In ogni caso va ricordato che la possibilità  di sollevare questioni di legittimità  costituzionale per violazione dell’articolo 81 della Costituzione, specie nella sua nuova configurazione, è costituzionalmente prevista solo per la Corte e non certo per un’Autorità  istituita presso le Camere». Certificare i bilanci dei partiti attraverso una società  ad hoc: è un’ipotesi che ha il suo via libera? «Assolutamente no. Le società  di diritto privato, non lo si dimentichi mai, sono organismi studiati e previsti per ragioni private e, più specificamente, per motivi di profitto. L’uso della forma societaria può essere utile solo come modello organizzativo, ma non dovrebbe mai configurare o disciplinare funzioni pubbliche. Quando esse vengono usate per lo svolgimento di simili funzioni, allora dovrebbero sottostare a forme di garanzia e controllo tali da non poterle più distinguere da un organismo di diritto pubblico».

Perché il suo no è così deciso e definitivo? «L’espressione e l’uso di modelli societari per lo svolgimento di funzioni pubbliche si è talvolta dimostrato non solo veicolo di pericolose immunità  ma anche, come nella materia degli appalti, un moltiplicatore degli inconvenienti del sistema, tanto da doverlo riportare sotto l’egida di una disciplina sostanzialmente pubblica. Non si comprende perché ricorrere a così particolari artifici quando c’è la strada maestra di una magistratura terza, indipendente, collaudata da oltre 150 anni nell’esercizio delle sue funzioni».


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