“Nessun blitz o uccidiamo Bosusco”

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BHUBANESWAR – I ribelli maoisti di Sabyasachi Panda minacciano di uccidere Paolo Bosusco se il governo non fornirà  una risposta rapida e concreta alle loro istanze. Lo chiamano il «passo estremo» che in caso contrario saranno «costretti a compiere». Una minaccia terribile arrivata ieri in un audio messaggio di cinque minuti registrato in lingua Oriya nel folto della giungla del Daringibari, e recapitato ad alcune televisioni indiane.
L’entusiasmo per una liberazione data per imminente dopo l’appello dei mediatori di parte maoista si era sciolto al sole torrido dell’Orissa quando il tam-tam proveniente dalla giungla aveva fatto capire che il leader dei ribelli non era per nulla soddisfatto dei risultati ottenuti al tavolo delle trattative ufficiali. La risposta formale di Sabyasachi Panda è un terremoto arrivato ieri pomeriggio direttamente dalla sua voce: «Abbiamo ricevuto una lettera dai mediatori che ci chiedono di rilasciare l’italiano. Ma non specificano quali delle nostre richieste sia stata accettata e quale sia stata rifiutata dal governo. In queste circostanze è fuori discussione che noi si liberi l’ostaggio. Al contrario, saremo costretti a effettuare il passo estremo se ci sarà  un ritardo ingiustificato del governo a affrontare questi temi».
Le richieste dei maoisti non lasciano spazi a equivoci e contengono la chiave per venire fuori rapidamente dai guai. «Chiedo al governo di dichiarare chiaramente quali delle nostre richieste sono state approvate», dice Panda ribadendo quelle che considera le più importanti tra le tredici avanzate al tavolo dei mediatori: la liberazione dei detenuti, la cancellazione della messa al bando di sette organizzazioni politiche e l’avvio di azioni penali contro i poliziotti accusati di rapimenti e uccisioni arbitrarie. 
Panda chiede dunque al governo «di fornire i nomi e i tempi precisi per le scarcerazioni. Il governo dovrà  rilasciare immediatamente almeno sette persone» tra cui sua moglie, Subhashree Das, «perché questa è una delle nostre richieste minime fondamentali per la liberazione dell’italiano». Ma il messaggio audio di Panda conteneva un’altra miccia da spegnere immediatamente: «Stanno usando ex maoisti per spiarci e stanno tentando di metterci in difficoltà  programmando azioni di contrasto. Se questo metterà  in pericolo l’ostaggio italiano, il governo ne sarà  responsabile». Il console italiano Joel Melchiori ne ha parlato direttamente con B. N. Patnaik, braccio destro del capo di Stato dell’Orissa Naveen Patnaik, ottenendo rassicurazioni: «Esclude che sia in preparazione un’operazione di polizia contro i maoisti», spiega. 
Per accelerare i tempi, già  ieri sera i mediatori maoisti e governativi sono tornati a sedersi al tavolo della guest house di Stato nella capitale dell’Orissa, Bhubaneswar. Si è così ufficialmente riaperto il negoziato sospeso sabato pomeriggio, quando pareva imminente la liberazione della guida turistica piemontese rapita il 14 marzo insieme al suo cliente Claudio Colangelo, già  liberato «per ragioni umanitarie» nove giorni fa. Per restituire a Bosusco la sua libera vita dovranno rapidamente decidere, mettere per iscritto e controfirmare un’agenda con nomi, date e fatti concreti. Ma è già  stato rinviato tutto di un giorno.


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