“Lo sviluppo prima di tutto” pressing dei partiti su Monti
BRUXELLES – Mentre il Parlamento approvava una risoluzione sul Def tutta incentrata sulla necessità di dare massima priorità alla crescita economica, Mario Monti è venuto ieri a Bruxelles per insistere sullo stesso tema. Il presidente del Consiglio, intervenendo allo European Business summit, ha anche voluto lanciare qualche segnale sulle piste che l’Europa potrebbe seguire per cercare un compromesso su un tema che divide profondamente i politici e l’opinione pubblica.
La questione infatti nonè semplice. Se il presidente della Bce Mario Draghi ha lanciato al Parlamento europeo l’idea di un «patto per la crescita», se tutti, dalla Merkel a Barroso, da Hollande a Sarkozy, affermano che la crescita economica è ormai una priorità assoluta, sui modi per stimolarla le opinioni divergono.
Mentre Draghi e Merkel insistono sulle riforme strutturali e le liberalizzazioni per aumentare la competitività del sistema Europa senza intaccare le manovre di risanamento dei conti pubblici in corso, molti politici chiedono, in modo più o meno velato, che si torni ad una strategia di deficit spending per alimentare la domanda interna.
Ieri Monti ha cercato di abbozzare una terza via, di cui sta discutendo con il governo tedesco, pur avvertendo che «non è ancora il momento per ricette specifiche». «Dobbiamo lavorare molto velocemente per avere la crescita senza che questo sia in contrasto con il buon lavoro sulla disciplina fiscale fatto inizialmente su impulso della Germania», ha spiegato il presidente del Consiglio avvertendo che «il tema della crescita è visto come necessario e prioritario anche da Paesi che finora vi insistevano meno di noi».
Secondo Monti, la via maestra è delle riforme strutturali, come quella avviata in Italia sul mercato del lavoro, evitando «politiche effimere, le illusioni delle scorciatoie verso la crescita, come le vecchie politiche keynesiane che andrebbero contro il Fiscal Compact e non produrrebbero benefici per le nostre economie». Tuttavia «le riforme strutturali da sole, senza domanda, non producono crescita». E allora ecco che torna la sua vecchia proposta di investire in quelle infrastrutture che migliorano la competitività e la produttività , incentivando così la domanda ma creando anche le basi per un rafforzamento del potenziale di crescita. E ad essa si accompagna l’idea di «un trattamento adeguato degli investimenti nei conti pubblici interni», cioè la possibilità di scorporare in tutto o in parte la quota di investimenti produttivi dal computo del deficit e del debito.
Mentre l’Europa si sta preparando a lanciare i project-bond, cioè titoli di debito comuni per finanziare le grandi opere pubbliche e le connessioni intra-europee, l’idea di sterilizzarne il costo dal calcolo del fabbisogno potrebbe fare strada. Così come sembra avanzare l’idea di una ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti, sollecitata anche dal presidente del Consiglio europeo Van Rompuy.
Ieri intanto il Parlamento ha approvato una risoluzione di maggioranza sul documento economico e finanziario in cui si sottolinea che «la priorità dell’azione del governo e del Parlamento non può che essere, da questo momento in avanti, la crescita dell’economia nazionale» e vincola l’esecutivo «ad avviare entro settembre» iniziative concrete in questo senso pur senza mettere in pericolo l’opera di risanamento dei conti pubblici e l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013.
La risoluzione indica anche una serie di piste da seguire: «Avviare una sistematica attività di revisione della spesa»; «adottare un piano straordinario di dismissioni del patrimonio pubblico»; «tagli alla spesa pubblica per finanziare la riduzione delle tasse». Ma il documento, in sintonia con quanto detto da Monti a Bruxelles, evoca anche il varo di projectbond a livello europeo e la necessità « di rivedere il patto di stabilità interno con riferimento alla spesa di conto capitale»
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