“In Afghanistan anche dopo il 2014”
ROMA – La Nato chiede all’Italia di non abbandonare prima del tempo l’Afghanistan e di non tagliare più del necessario le spese per la Difesa. E il primo ministro Mario Monti rassicura l’Alleanza, ma spiega anche con chiarezza quali sono i limiti che si è imposto un governo che ha un solo obiettivo strategico: rimettere in sesto i conti e l’economia dell’Italia.
In preparazione del vertice di Chicago di fine maggio, ieri è arrivato a Roma il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen. L’ex premier danese ha ammesso che con il premier Monti «abbiamo parlato molto delle condizioni economiche dell’Europa». Come dire che Monti evidentemente gli ha ripetuto in dettaglio quali sono i vincoli di bilancio che Palazzo Chigi è costretto a far pesare anche sul bilancio gestito dal ministro Giampaolo Di Paola. Ma sul fronte delle intenzioni politiche, Rasmussen può dire di essere soddisfatto degli impegni italiani. «L’Italia resterà in Afghanistan anche dopo il 2014 per proseguire la sua azione a sostegno del popolo afghano», ha detto Monti. Il che significa che dopo il ritiro delle «truppe combattenti» previsto alla fine del 2014, anche l’Italia non abbandonerà . In Afghanistan rimarranno militari italiani nel ruolo di addestratori e consiglieri dell’esercito del presidente Karzai.
Monti ripete quella che è la linea ufficiale dei governi Nato: per ora non si può sapere quanti uomini e quanti soldi verranno ancora impegnati, «i termini del sostegno all’Afghanistan saranno quantificati al momento opportuno», dice il presidente del Consiglio. Ma se non altro l’Italia non ha intenzione di accelerazioni improvvise nel ritiro, non farà colpi di testa dettati dalle ristrettezze di bilancio o da difficoltà politiche.
Altro tema affrontato da Monti e Rasmussen quello dei rapporti con la Russia: Monti ha riferito a Rasmussen le impressioni che gli hanno riportato da Mosca i ministri degli Esteri Terzi e della Difesa Di Paola. La settimana scorsa i due hanno trascorso un’ora col presidente Medvedev, e l’idea italiana è che la Russia rimanga un partner strategico dell’Europa occidentale e degli stessi Stati Uniti. Un partner con cui il dissidio sulla difesa anti-missile che la Nato si prepara a schierare è un elemento di divisione che non va aggravato.
Dice Monti che «lo scudo antimissile non deve condizionare le relazioni tra Mosca e la Nato», e in questo il pensiero di Terzi ma soprattutto dell’ammiraglio Di Paola è univoco: la Russia nei prossimi anni deve diventare sempre più un partner, un amico del sistema di sicurezza militare ed economica dell’Europa.
Nonostante il passato e nonostante le necessità di propaganda di Mosca e Washington.
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