by Sergio Segio | 27 Aprile 2012 8:29
ROMA – L’Italia e la crescita che non c’è. E dunque: le famiglie italiane sono più povere, soffrono la crisi, risentono della recessione.
La loro ricchezza è diminuita, ma l’indebitamento resta contenuto. Giovano i bassi tassi di interesse sui mutui e la tenuta dei prezzi delle case. Soffrono anche le imprese: l’attività risente della cattiva congiuntura. Il margine operativo lordo in rapporto al valore aggiunto peggiora e scende al minimo dal 1995. Si deteriorano le condizioni finanziarie, cresce il fabbisogno di risorse. Ma attenzione: per tutti, i prestiti delle banche riprenderanno a crescere solo alla fine del 2012. Ci vorrà tempo prima che i fondi Bce affluiscano all’economia reale.
La Banca d’Italia fotografa la stabilità finanziaria del paese proprio quando il governatore Visco incontra a palazzo Koch il ministro Passera. Un appuntamento preso da tempo ma utile per discutere della ripresa, ora che l’Europa cerca di dar vita ad un «patto per la crescita» anti-recessione. Poi Visco sale al Quirinale per riferire al presidente della Repubblica l’esito dei recentissimi colloqui di Washington, anch’essi concentrati sull’economia che arranca: si sono scambiati impressionie idee sul da farsi, a livello Ue e internazionale, per creare spazi utili allo sviluppo. Oltre ai guai di famiglie e imprese, il «Rapporto» della Banca d’Italia, il terzo della serie, il primo che si trasforma da annuale in semestrale, guarda ai rischi per la stabilità finanziaria del paese: si sono «attenuati», pur restando «ancora alti». L’Italia ha fatto «rilevanti progressi» sul versante dei conti pubblici. Grazie alle misure prese dal governo e dunque senza una manovra aggiuntiva, il rapporto debito-Pil comincerà a ridursi già nel 2013, anche sei tassi aumentassero e la crescita fosse inferiore alle attese. E ancora: vi sono minori tensioni sul mercato dei titoli di stato dopo la tempesta di fine 2011. E’ sceso il tasso medio delle emissioni, sono tornati gli investitori esteri, le banche italiane hanno comprato usando solo parte dei denari Bce.
A metà aprile «era stato effettuato il 40% delle emissioni totali di titoli pubblici previste per l’intero 2012». Per l’Italia i rischi arrivano dall’esterno: dal contagio e dalla recessione che premia il Bund, allargando lo spread con i Btp. La fotografia delle famiglie rivela che senz’altro la crisi morde: i rischi futuri sono connessi con la «debole dinamica dei redditi» legata alla congiuntura. Nei primi nove mesi del 2011 la loro ricchezza netta è diminuita; i debiti finanziari in rapporto al reddito disponibile rimangono contenuti. A limitare la loro vulnerabilità finanziaria concorre il basso livello dei tassi sui mutui in essere. Non si profilano rischi di bolle immobiliari. Per le imprese la recessione significa erosione della redditività . Le aziende hanno dimostrato di meritare la moratoria sui crediti: il 60% di quelle che vi ha fatto ricorso ha ripreso a pagare i prestiti regolarmente. Le banche invece torneranno a erogare denaro solo a fine anno. Il loro profilo: sono poco esposte verso i paesi Ue a rischio, hanno sufficiente liquidità e possono contare sulle garanzie spendibili alla Bce per ottenere finanziamenti.
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