“A 5 anni niente scuola” e i maestri bocciano l’anticipo della prima
LA SCUOLA italiana boccia l’anticipo scolastico. A due anni e mezzo i piccoli non sono pronti per la materna e a cinque può essere complicato affrontare la prima elementare. Troppe le difficoltà per bambini immaturi, scuole poco attrezzate, carenza di personale specializzato. Tutto questo può portare al caos in una classe che supera i venti alunni.
Stando al monitoraggio pubblicato lo scorso 18 aprile dal ministero dell’Istruzione, l’esperimento varato dal governo Berlusconi nel 2004 per eliminare le liste d’attesa alla materna e risolvere il problema delle primine all’elementare crea più problemi che vantaggi. Troppe le “criticità ” derivanti dall’ingresso dei piccoli ancora lontani dai tre anni alla materna e di cinque anni e mezzo alla primaria. La bocciatura dell’anticipo è sonora, sia alla scuola dell’infanzia sia all’elementare. Nel primo segmento, l’ingresso anticipato in classe è considerato una “criticità “, piuttosto che una “risorsa”, dal 65 per cento delle istituzioni scolastiche interpellate. Valore che sale al 76 per cento se si prendono in considerazione le sole scuole statali. Nelle private il disagio sembra più contenuto: manifestano dubbi sull’anticipo soltanto il 52 per cento delle scuole. Stesso discorso alla primaria, che fa registrare il 77 per cento di scontenti. Con punte di criticità che salgono al Nord e nella scuola pubblica. Il perché ce lo spiegano gli stessi insegnanti e capi d’istituto. «Nella scuola dell’infanzia è fondamentalmente un problema di strutture e di personale», spiega Brunella Maiolini, dirigente scolastico del circolo didattico Pistelli di Roma. «Quando i bambini sono troppo piccoli si possono creare situazioni di disagio perché lo stesso regolamento dei collaboratori scolastici – continua la preside – non prevede per esempio l’assistenza dei bambini nelle pratiche igieniche». In altre parole, se un bambino di due anni e mezzo si fa la pipì addosso si pone il problema di chi deve accudirlo. La normativa condiziona l’ingresso anticipato all’esaurimento delle liste d’attesa e alla “valutazione pedagogica e didattica, da parte del collegio dei docenti, dei tempi e delle modalità dell’accoglienza”, recita la circolare sulle iscrizioni. Ma, per evitare di perdere classi, in alcuni casi si preferisce chiudere un occhio.
«Alla primaria – conclude la Maiolini – sono i genitori che decidono, indipendentemente da quello che pensano le insegnanti della scuola dell’infanzia. E se il bambino non è pronto per frequentare la prima si possono avere ripercussioni anche nella vita scolastica successiva». Quest’anno, tra materna ed elementare sono 111 mila gli anticipatari. «Molto spesso – dice Carola Perricone, insegnante di scuola dell’infanzia alla Manzoni di Palermo – i bambini non hanno maturato tutti i requisiti e non sono pronti per affrontare la prima. A questa età pochi mesi possono fare la differenza: in alcuni casi abbiamo assistito al ritorno alla scuola dell’infanzia, dopo un primo periodo all’elementare». I genitori che hanno troppa fretta di inserire i bambini all’elementare sono avvisati: che un bambino riconosca le lettere non è sufficiente perché magari non riesce a stare fermo, seduto al banco. «Quando un alunno arriva a scuola troppo presto – aggiunge Paola Ricci, che insegna in provincia di Lucca – per la maggior parte dei casi si verificano problemi nell’apprendimento che si protraggono nel tempo. Ciò può causare frustrazione, abbassamento dell’autostima nei bambini che hanno difficoltà a restare al passo con gli altri e avrebbero bisogno di sperimentare ancora il reale attraverso il gioco, cosa permessa alla scuola dell’infanzia». «Del resto – commenta Paola Arduini, della scuola elementare Iqbal Masih di Roma – nei paesi europei al top, come Svezia e Finlandia, l’ingresso in prima è previsto a sette anni».
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