by Editore | 4 Aprile 2012 7:08
Arriverà nelle prossime ore a Damasco il team del dipartimento di peacekeeping dell’Onu che discuterà con le autorità siriane del dispiegamento di osservatori per monitorare il cessate il fuoco che entrerà in vigore il prossimo 10 aprile. Il ritiro dell’esercito dai centri abitati ribelli e la cessazione dei combattimenti tra truppe governative e disertori, è il primo decisivo passo per l’applicazione del piano di Kofi Annan. Due giorni fa era stato lo stesso inviato speciale dell’Onu a chiedere al Consiglio di Sicurezza di lavorare all’istituzione di una missione per vigilare sulla fine delle violenze entro 48 ore dal termine del 10 aprile. Oggi al Palazzo di Vetro il primo incontro sulla dichiarazione del Consiglio di Sicurezza volta a formalizzare l’accordo raggiunto tra Annan e il presidente siriano Bashar Assad.
La Russia, che appoggia il regime di Assad, da parte sua sostiene che Damasco ha già cominciato ad attuare il piano Annan mentre il ministro degli esteri siriano, Walid Mualem, ha assicurato al presidente della Croce Rossa Internazionale, Jakob Kellenberger, giunto ieri a Damasco, che il suo governo farà il possibile per facilitare la missione umanitaria. Le opposizioni invece danno una versione opposta dell’atteggiamento del regime che, denunciano, ha scatenato le sue forze armate prima del cessate il fuoco. Lo sostiene anche Amnesty International riferendo che dal 27 marzo, quando Assad ha accettato il piano Annan, sono state uccise 232 persone, tra cui 17 bambini. Ieri è tornato a farsi sentire anche lo zio di Assad, Rifaat Assad, esiliato a Parigi dagli anni Ottanta quando tentò, senza riuscirvi, un colpo di stato. Secondo Rifaat Assad il presidente siriano non potrà resistere a lungo alla crisi e dovrà farsi da parte.
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