Piano segreto Monti-Merkel road map parallela per la crisi

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Un’Italia più tedesca sul rigore, una Germania più italiana sulla crescita. È questa doppia metamorfosi l’obiettivo di una serrata trattativa segreta sull’asse Roma e Berlino.
Un asse che potrebbe portare, nel giro poche settimane, alla più spettacolare operazione di marketing politico europeo dai tempi dei Trattati di Roma: la sincronizzazione dei processi di ratifica del Fiscal Compact e del Fondo Salva Stati (Esm) nel parlamenti di Roma e Berlino. Lo stesso giorno. Con la stessa maggioranza larga di unità  nazionale. Con Mario Monti e Angela Merkel riuniti insieme ad assistere all’evento, incorniciato da una «dichiarazione solenne» sul comune destino europeo. Per mostrare ai mercati l’immagine di un’Italia definitivamente avviata alla disciplina di bilancio, con biglietto di sola andata. Per insinuarsi nella crisi dei rapporti tra Francia e Germania, favorita dall’ascesa di Hollande all’Eliseo, e sostituire Parigi nel rapporto privilegiato con Berlino. Ma anche per lasciarsi finalmente alle spalle «il rigore cieco» e puntare davvero a un nuovo patto per la crescita, un “Growth Compact” dopo il famigerato “Fiscal Compact”.

LA TRATTATIVA
Nel governo ci hanno lavorato in tre nel più totale riserbo. Il progetto è in fase di avanzata discussione. Mario Monti ne ha discusso più volte con la Cancelliera federale. Enzo Moavero e Vittorio Grilli hanno tenuto i contatti con Wolfgang Schaeuble, il ministro delle finanze tedesco, e con il negoziatore europeo della Merkel, Nikolaus Meyer-Landrut. Ma è stato informato anche il presidente della commissione Esteri Lamberto Dini, perché il piano Monti-Merkel prevede anche un forte coinvolgimento del Parlamento italiano e del Bundestag. Nel progetto una delegazione di deputati tedeschi dovrebbe infatti seguire i lavori di ratifica italiani, mentre analoga missione di onorevoli e senatori – in qualità  di «osservatori» – sarà  inviata al Bundestag. Allo stesso modo il ministro Schaeuble verrà  in audizione davanti alla commissione esteri del Senato. E Moavero o Grilli prenderanno lo stesso giorno il biglietto per Berlino. Così via, passo dopo passo. Sempre insieme. Fino alla prevista ratifica «prima dell’estate», possibilmente in tempo per arrivare al Consiglio europeo di fine giugno con i “compiti a casa” svolti per bene. Il perché lo spiega il ministro Moavero: «Vogliamo mettere la Germania alla prova, ma come si fa con un amico: senza minacce, mano nella mano».

“SINCRONIZZAZIONE POLITICA”
E tuttavia non si tratta solo di un’operazione di immagine. Il governo italiano punta infatti a una forte «sincronizzazione politica» fra le due capitali. Alla ricerca di un “idem sentire” che orienti la Germania verso gli eurobond e la Golden rule, ovvero la possibilità  di prevedere un trattamento di favore per gli investimenti (fino a scorporarli del tutto) nel conteggio del deficit. Le uniche mosse credibili per ridare un po’ di ossigeno all’economia del Continente. Il fatto è che Angela Merkel, al momento, è in difficoltà  a casa sua. E questo, per Roma, costituisce un’opportunità . La Corte di Karlsruhe – visto che il “Fiskalpakt” modifica la legge costituzionale – impone infatti che la ratifica del trattato avvenga con la maggioranza dei due terzi del Bundestag.

IL NODO SPD
Per farla passare la Cancelliera dovrà  quindi venire a patti con la Spd. Ed è proprio su questa inattesa sponda politica che contano gli italiani per ammorbidire Frau Merkel. L’opposizione tedesca ha infatti già  messo in chiaro che i voti arriveranno solo a condizione che il governo federale si apra alla Tobin tax e a una qualche forma di investimento pubblico europeo per sostenere la crescita. Esattamente quanto chiede da mesi Roma a Berlino.

GRANDE COALIZIONE
Per questo Monti ritiene importante che nelle due capitali, nello stesso giorno, si manifesti lo stesso arco costituzionale – una maggioranza di unità  nazionale – a sostegno dei due governi. «Se in Europa – osserva ancora Moavero – si vogliono fare grandi cambiamenti, come quelli che necessariamente vanno fatti perché non crolli tutto, occorre che la questione sia presa in mano dalle grandi famiglie europee. Insieme: popolari e socialisti».

C’È ANCHE LA CRESCITA
Il ministro per gli affari europei, “longa manus” di Monti a Bruxelles, aggiunge anche una nota d’ottimismo: «Le cose si stanno muovendo nella direzione giusta, non c’è più soltanto il rigore cieco. E l’Italia è pienamente coinvolta, per la prima volta da anni, in questi processi». «Quando – racconta – all’inizio del mandato, insieme a Monti, siamo andati in giro per l’Europa, ci hanno detto che era per genufletterci. Poi però, a Strasburgo, Monti è stato invitato da Merkel e Sarkozy: e allora siamo stati accusati di voler fare un direttorio a tre invece che a due. I nostri critici sbagliavano ancora. Tanto che poco dopo abbiamo fatto uscire fuori quella lettera sulla crescita, firmata da dodici premier europei, che rompeva la logica del direttorio. Questo per dire che ci muoviamo a tutto campo, sparigliando, seguendo schemi inattesi. E la parola dell’Italia conta, per la prima volta da tempo, conta. Fidatevi».
Intanto qualcosa Roma ha già  ottenuto. Nei giorni scorsi poi Moavero è riuscito a convincere quasi tutti gli altri “contributori netti” europei – Germania, Francia, Olanda, Finlandia, Austria, Danimarca – a riorientare i quasi 430 miliardi del bilancio dell’Unione per il quinquennio 2014-2020 dai settori tradizionali come l’agricoltura alla crescita.


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