by Editore | 14 Aprile 2012 18:01
Un ordine voluto dopo la seconda guerra mondiale e gli squilibri creatisi dal conflitto bellico ma anche dalla precedente crisi economica che 1929. Da quegli accordi nascono le due istituzioni finanziarie oggi più che mai oggetto di critiche e accuse trasversali per le ricette, date per superare l’ennesima crisi del sistema basato sul neoliberismo, ma non solo.
FMI e Banca Mondiale. Dal 1946 la direzione del Fondo Monetario Internazionale è sempre stata affidata per consuetudine a un europeo, mentre quella della Banca Mondiale e a un nord americano. Nonostante la differenza geografica, la linea politica invece è sempre stata condivisa. Anche perché gli Stati Uniti hanno fin dall’inizio fatto il bello e il cattivo tempo. Un esempio è il potere di veto nel Fondo Monetario, e possono – con il loro voto – impedire l’approvazione di prestiti, o l’ingresso di nuovi paesi membri. Prerogative fondamentali nel dopoguerra e sopratutto negli anni della guerra fredda, e poi con la caduta della cortina di ferro, utilizzate spesso per diffondere il famigerato Washington Consensus nel mondo.
Una possibile svolta? Ora per la prima volta forse siamo di fronte a una svolta che potrebbe portare a dei veri cambiamenti. Le tre candidature presentate per la successione a Robert Zoellick – che lascerà la direzione della Banca Mondiale il prossimo 30 giugno per fine mandato – arrivano tutte da ambienti vicini a Washington, tranne una. Si tratta di Josè Antonio Ocampo, colombiano, ex ministro delle finanze del governo di Bogotà , vice segretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Finanziari e già direttore esecutivo della Commissione Economica per l’ America Latina e Caraibi delle Nazioni Unite (CEPAL). Niente di diverso dal curriculum vitae degli ultimi candidati alla stessa carica, se non fosse che Ocampo da qualche anno si è avvicinato all’area di quegli economisti dissidenti, di cui fa parte anche il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz. Anche quest’ultimo è passato per la Banca Mondiale ma poi ne ha criticato duramente il funzionamento e le linee e politiche, sopratutto nel suo “la globalizzazione e i suoi oppositori”, ma ha anche teorizzato alternative percorribili, ancora oggi poco ascoltate.
Potenze emergenti. La candidatura di Ocampo è stata presentata dal Brasile, uno dei paesi che – insieme a Russia, India, Cina e Sud Africa, i cosiddetti paesi BRICS – da qualche anno danno del filo da torcere agli Stati Uniti in tutti i consessi internazionali, dove in virtù del loro potere economico iniziano a mettere in discussione tutte le regole seguite fino ad ora, ma anche a prospettare alternative ai diktat di Washington. Non solo. La candidatura brasiliana è anche frutto di tutto il processo di rinnovamento progressista che è in atto in America Latina e di cui poco si scrive in Europa.
Le importanti iniziative di regionalizzazione, come il Banco del Sur e l’Unasur, progetti che mirano a tagliare il cordone ombelicale con le Istituzioni Finanziarie Internazionali, di cui si possono vedere alcuni esempi come quello argentino o quello boliviano. Ma la candidatura di Ocampo è forse un importante segnale verso l’estensione dei cambiamenti in atto in America Latina anche verso il resto del mondo, iniziando proprio da una riforma della Banca Mondiale. Fatto confermato anche durante l’ultimo incontro dei paesi BRICS tenutosi in India, dove proprio il Brasile ha proposto di estendere l’idea del Banco del Sur a tutta l’area BRICS, trasformandola quindi da iniziativa regionale a iniziativa globale, ed entrando in diretta concorrenza con la istituzioni esistenti.
La candidatura di Ocampo quindi potrebbe essere appoggiata sia dai paesi Latinoamericani che da quelli dall’altra sponda del Pacifico, oltre che essere ben vista da molti movimenti e organizzazioni che lavorano per un cammino alternativo allo sviluppo.Secondo Alicia Bà¡rcena, attuale segretaria generale della Cepal “ José Antonio Ocampo ha analizzato in maniera approfondita le diverse sfide dello sviluppo, distinguendosi per le sue proposte riguardo l’importanza delle istituzioni macroeconomiche anticicliche e per il il fondamentale ripristino del ruolo dello Stato come agente di sviluppo e la necessità di una nuova architettura finanziaria internazionale volta a ridurre la volatilità , e il finanziamento dello sviluppo.” Queste idee sono state rafforzate dagli insegnamenti appresi durante l’ultima crisi finanziaria globale e spiegano perché l’America Latina ha subito un impatto limitato durante la crisi dalla quale ancora non si vede uscita in Europa.
Ocampo potrebbe essere dunque la persona giusta al posto giusto e nel momento giusto, per poter ripensare all’idea di sviluppo e più in generale di politica economica e internazionale.
*(autrice di Lavorare senza padroni, Emi edizioni)
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