Pensioni, rischio contributi per le imprese
ROMA — Gli esodati? Possono chiedere di tornare a lavorare. Lo ha sostenuto ieri sera il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo. «Gli esodati — ha detto intervistato a In Onda su La7 — hanno firmato un accordo con le aziende; se cambiano le condizioni che hanno legittimato quell’accordo, secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico, possono chiedere che quell’accordo sia nullo». In realtà appare davvero improbabile che una persona che ha lasciato il lavoro con dimissioni incentivate perché vicino alla pensione possa rientrare in azienda. Tanto che lo stesso Polillo aggiunge che il governo, in ogni caso, «non lascerà per strada delle persone che non hanno nessuna colpa rispetto agli accordi che hanno sottoscritto con le aziende».
Stiamo parlando di chi in seguito alla riforma delle pensioni Fornero (decreto salva Italia del 6 dicembre 2011) rischia di restare per diversi anni senza stipendio e senza pensione, perché i requisiti sono di colpo aumentati fino a 66 anni per l’assegno di vecchiaia e a 42,1 anni per quello di anzianità . «È un tema che deve essere immediatamente affrontato dal governo», ha detto ieri il presidente del Senato, Renato Schifani, ospite deL’intervista di Maria Latella, su Sky Tg24. I sindacati, che su questo svolgeranno una manifestazione nazionale a Roma il 17 aprile, e il Pd chiedono che sia consentito di andare in pensione con le vecchie regole a tutti quei lavoratori che altrimenti resterebbero senza reddito.
Domani ci sarà una nuova riunione tra i tecnici dei ministeri interessati e l’Inps per fare il punto della situazione. E chissà se il tema non farà capolino nell’incontro che il Lavoro, Elsa Fornero, dovrebbe avere domani con il presidente del Consiglio per presentargli l’articolato della riforma del mercato del lavoro, sul quale Mario Monti dirà l’ultima parola, in particolare sull’articolo 18. Sugli esodati Fornero non ha gradito l’uscita di Polillo col quale ha già polemizzato in passato. «Se il sottosegretario ha una ricetta se ne faccia carico personalmente», commentano al ministero del lavoro.
La linea Fornero è di circoscrivere il più possibile la platea delle persone da assistere, tenendo conto che le norme già prevedono una serie di deroghe e che il decreto milleproroghe contiene una clausola di salvaguardia finanziaria ben precisa: se le risorse stanziate non saranno sufficienti, scatterà «un incremento delle aliquote contributive non pensionistiche a carico di tutti i datori di lavoro del settore privato», a partire dai «contributi per disoccupazione» e dall’aliquota dello 0,30% per la formazione. Si tratta di un’ipotesi che per ora nessuno vuole prendere in considerazione, perché si tradurrebbe in un aumento del costo del lavoro. Va anche detto che, secondo le prime valutazioni del governo, il problema non si pone per quest’anno, ma se dal 2013 i 245 milioni stanziati non fossero sufficienti, c’è appunto il paracadute previsto dal milleproroghe.
Il decreto Salva Italia e poi il decreto Milleproroghe hanno previsto che possano andare in pensione con le vecchie regole una serie di categorie di lavoratori tra i quali quelli in esubero secondo accordi di ristrutturazione firmati da aziende e sindacati entro il 4 dicembre scorso e quelli che in seguito a dimissioni volontarie (gli esodati, appunto) hanno lasciato il lavoro entro il 31 dicembre 2011 e matureranno il primo assegno di pensione entro il dicembre 2013. Secondo i calcoli che furono fatti al momento della riforma, a dicembre, i lavoratori da salvaguardare sarebbero stati 65 mila. E su questa platea furono stanziate le risorse per coprire l’ erogazione delle pensioni secondo le vecchie regole. Ma è bastata qualche settimana per rendersi conto che in realtà gli interessati sarebbero stati molti di più.
Solo considerando i lavoratori in mobilità e mobilità lunga secondo gli accordi chiusi entro il 4 dicembre e quelli a carico dei fondi di solidarietà di settore, tipo i bancari, il numero dei 65 mila è già esaurito. Ma il punto è che gli accordi, anche se stipulati lo scorso dicembre, prevedono spesso la messa in mobilità pure negli anni successivi e anche questi lavoratori vanno tutelati. Senza considerare che la norma tutela genericamente anche i lavoratori ammessi alla prosecuzione volontaria della contribuzione entro il 31 ottobre scorso, che sono un numero sterminato se non interverranno interpretazioni limitative. Sono quindi cominciate a circolare le stime più diverse da 100 mila a più di 350 mila. Fatto sta che il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha chiesto all’ Inps di svolgere un monitoraggio per stabilire quanti sono gli esodati, in vista del decreto annunciato per giugno per risolvere la questione.
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