Ora Monti non si fida del Pdl riforma a rischio, piccolo spiraglio

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ROMA – Mario Monti è nero. Per il premier nella sua stessa maggioranza, in particolare nel Pdl, «non c’è la consapevolezza di quanto ancora sia grave la situazione del Paese». La conferma l’ha avuta ieri durante l’incontro a palazzo Chigi con Angelino Alfano, andato a presentargli i cahiers de doléances di Confindustria sulla riforma del mercato del lavoro.

Il capo del governo è assolutamente contrario a riaprire di nuovo la trattativa sul disegno di legge Fornero. «Il testo non va stravolto, ha un equilibrio al suo interno che è pericoloso andare a toccare», ha spiegato al segretario Pdl. E anche se Alfano gli ha assicurato un atteggiamento «non conflittuale» e «collaborativo» in Parlamento, il premier continua a non fidarsi. A palazzo Chigi temono anzi che il Pdl abbia intenzione di cavalcare la riforma del mercato del lavoro in campagna elettorale. Un sospetto rafforzato dalla constatazione che il disegno di legge approderà  in aula soltanto dopo le amministrative. Come ieri ha annunciato Alfano, il Pdl puntaa «conservare il suo primato al Nord» sopra la Lega. E per far questo si rivolge alla platea di imprenditori e partite Iva che non vedono di buon occhio le nuove rigidità  introdotte dal ddl Fornero per eliminare quella che il ministro ha definito «la flessibilità  cattiva». La linea d’attacco sul lavoro, dopo che lo stesso Alfano aveva dato il suo via libera alla riforma, è stata vidimata da Berlusconi prima del faccia a faccia tra Alfano e Monti. Incontrando il delfinoa via del Plebiscito, il Cavaliere l’ha incoraggiato a tenere duro: «Non possiamo accettare tutto a scatola chiusa». Per questo nel governo si è alzato il livello di allarme. Una preoccupazione condivisa anche da Giorgio Napolitano, che segue con apprensione il tira e molla nella maggioranza. E proprio il timore di una nuova lite sul lavoro tra i partiti e il governo ha indotto ieri Monti a rinviare alla prossima settimana il previsto vertice di maggioranza. Pazienza se salterà  la trasferta a Washington, dove il Professore avrebbe partecipato al G8 finanziario come ministro dell’Economia. Troppo seria la turbolenza politica per permettersi di lasciare la Capitale per quattro giorni.

Il Pdl intanto ha stabilito ieri una linea di resistenza. Tanto che Emma Marcegaglia, tornata a Milano, ha confidato ai collaboratori la sua soddisfazione per l’incontroa via dell’Umiltà  con lo stato maggiore del partito. «Noi vogliamo ripristinare la Biagi», dice chiaro e tondo uno dei partecipanti alla riunione con Confindustria. «Nessun paese europeo – spiega un ex ministro del Pdl – ha una regolazione come quella che la Fornero vorrebbe imporre alle imprese italiane. A questo punto non servono aggiustamenti a margine, è necessaria una forte pulizia». Sono tre i punti su cui il Pdl sferrerà  l’attacco in Parlamento: le partite Iva, l’apprendistato e i contratti a termine. Nulla invece sui cococo. Né sull’articolo 18, che Alfano e i suoi considerano una partita chiusa. Eppure, in serata, dopo una giornata ad alta tensione, un piccolo spiraglio si apre. Il Pdl sembra rendersi conto che la strada della forzatura è senza uscita, rischia di mandare fuori strada il governo. Così s’intravede un possibile compromesso: «Noi anticipa un esponente Pdl vicino al segretario – avremmo la forza, grazie anche ai voti della Lega, di imporre queste modifiche. Ma riteniamo che la strada migliore sia quella di un accordo preventivo nella maggioranza, un’intesa che passi anche per il Pd». A questo lavoreranno nei prossimi giorni gli esperti dei due partiti, insieme con il ministro Fornero.

Per poi provare a chiudere davvero un accordo la prossima settimana. A quel punto Monti potrebbe anche blindarlo con un voto di fiducia.


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