Occupyamo Piazza affari. Migliaia contro Monti e le banche
Milano Sul banco degli imputati Mario Monti, la Bce, il presidente Napolitano, ma soprattutto le banche, ritenute le principali responsabili delle macerie lasciate dalla crisi economica. “Occupy” da Wall Street ieri è arrivata a Piazza Affari, la city economica di Milano.
Al corteo hanno partecipato, secondo gli organizzatori, circa 25 mila persone: tanti giovani, diverse figure della sinistra extraparlamentare, sindacati di base, movimenti, centri sociali e molti riferimenti alla lotta No Tav. Nessun incappucciato, molti pensionati, qualche famiglia con bambini.
IL SENSO dell’intera giornata in uno striscione: “I nostri diritti contro i loro affari”. Spunta anche il vecchio Carlo Marx: “Il nostro modello tedesco è questo”, la didascalia degli autori napoletani. Insomma tra critica e ironia, quella di ieri è stata una protesta pacifica. E questo – spiegava ieri uno degli organizzatori – ne rafforza la valenza politica. Unica nota stonata: il sequestro da parte della polizia di alcune mazze su due autobus provenienti da Napoli. Non sono comunque mancate le azioni dimostrative nei confronti delle banche lungo il percorso fino a Piazza Affari. Il simbolo sono state le macerie: stese da un gruppo di ragazzi davanti alla sede di Unicredit, in piazza Cordusio. Inequivocabile il messaggio: sono state le operazioni delle banche a lasciare solo macerie nella vita della gente. Sulla facciata dello stesso istituto sono comparse, poi, maxi banconote con il volto di Mario Draghi. Valore: 1.935.800 milioni di euro, cioè il debito italiano. Durante il tragitto, inoltre, sono state messe tavole di legno su porte d’ingresso e bancomat delle filiali. Addirittura è stato realizzato un muretto in pochi minuti all’ingresso di un’agenzia. Protagonisti: alcuni giovani armati di cazzuole, una ventina di mattoni e cemento. Eppure ieri pomeriggio, Milano non ha protestato solo contro le banche. “No ai diktat della Bce e del governo Monti-Napolitano” recitava uno striscione, mentre molti cartelli intimavano di non toccare l’articolo 18. “Siamo qui per mandare a casa il governo Monti e chiediamo al Pd di staccare la spina – diceva ieri il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero – Il Pd continua a lamentarsi della politica del governo Monti e poi lo sostiene, è un comportamento schizofrenico che io non capisco”.
PAROLE che rilanciano l’alleanza delle opposizioni, nella quale oltre a Italia dei Valori e Sinistra e Libertà , lo stesso Ferrero mette i No Tav “contro Monti per dire no a una politica liberista. Siamo e saremo con la Cgil”. Che a Milano non c’era: “Questa è una manifestazione specificamente contro il governo Monti – spiega mentre sfila Giorgio Cremaschi, ala sinistra del sindacato – mentre la Cgil ha deciso una politica di iniziative sindacali. Invece qui si vuole costruire un’opposizione più ampia e trasversale alle politiche del governo e che raccolga l’opposizione sociale e anche la No Tav”. Ieri in città non c’era solo chi pensava a occupare Piazza Affari. Nel pomeriggio altri hanno provato a liberare la sedia del presidente della Regione. L’idea è stata di Pippo Civati (Pd): un sit-in per chiedere a Roberto Formigoni di lasciare la poltrona che occupa da 17 anni. Nessun palco e interventi brevi: Moni Ovadia, Giulio Cavalli, lo scrittore Gianni Biondillo, Nando Dalla Chiesa tra gli altri. Sanità , bonifiche, soprattutto corruzione i temi. Tra il pubblico (un centinaio di persone in tutto) qualcuno ha portato le foto dei dieci indagati del consiglio regionale. Assente l’Udc, presente l’ex direttore di Canale 5 Giorgio Gori. Si prepara al grande salto? “Forse sì”. Intanto, sotto la nuova sede del Pirellone, tra politici “nuovi” e volti datati, di giovani se ne sono visti ben pochi. Erano tutti in Piazza Affari.
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